Due cinesi e un rumeno. Sembrerebbe fermo a tre, in queste ore, il numero dei casi di pazienti affetti da Coronavirus mentre in Cina il numero dei contagi cresce esponenzialmente. Il presidente del Consiglio Giusppe Conte rassicura l’Italia circa le forme di tutela e i rimedi sanitari già messi in campo.
Nel frattempo ne abbiamo parlato con il Dottore Luigi Ferritto, specializzato in pneumologia, in servizio presso la Clinica Athena a Piedimonte Matese.
Dottore Ferritto, sono stati accertati i primi due casi di coronavirus in Italia. Come ci prepariamo ad un eventuale contagio? Con quali precauzioni?
In un certo senso la storia dei Coronavirus si ripete e quello a cui stiamo assistendo in questi giorni sembra essere un copione già visto: il ceppo 2019-nCoV in effetti, ha molte analogie con altri due Coronavirus già entrati nei libri di storia, il Mers-CoV (che causava la cosiddetta sindrome respiratoria mediorientale) e il Sars-Cov (associato alla sindrome acuta respiratoria severa), con i quali il virus cinese ha circa l’80-90% del patrimonio genetico identico. Ma anche con un’altra pandemia virale, associata al virus H1N1 e ribattezzata come influenza suina.
In ognuno di questi casi, i fattori da considerare sono molti, e già nel 2006 il nostro Ministero della Salute aveva diffuso un dettagliato documento nel quale veniva spiegato come preparare il Paese ad una pandemia virale. Il protocollo è ormai più che consolidato e prevede prima di tutto l’identificazione dei casi, seguita da una serie di misure per ridurre i contagi e la creazione di nuove procedure nate con lo scopo di ridurne la diffusione e garantire il funzionamento dei servizi sanitari essenziali.
Quali precauzioni da adottare?
La prima cosa da fare per evitare il contagio di un qualsiasi virus è lavarsi costantemente le mani, più e più volte al giorno. Per quanto riguarda gli starnuti, è consigliabile di non starnutire sulle mani o su un fazzoletto, ma di farlo sul braccio all’altezza del gomito: è questa la zona che entra meno in contatto con altre cose o persone, e iniziare a prendere questa abitudine potrebbe portare a giovamenti generici anche contro la diffusione di altri virus o malattie.
Quali sono i sintomi di questa nuova influenza?
I sintomi iniziali del cosiddetto virus cinese, il Coronavirus 2019-nCoV, sono molto simili a quelli influenzali.
I principali sono: febbre; tosse; difficoltà respiratorie; dolori muscoclari; confusione; mal di testa; malessere generale.
Nei casi più gravi, l’infezione può causare polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale e persino la morte. Numerosi Coronavirus conosciuti che circolano negli animali non hanno infettato ancora gli esseri umani, ma così come il SARS-CoV (che è stato trasmesso dagli zibetti agli uomini) e il MERS-CoV (che è stato trasmesso dai
dromedari agli uomini), il 2019-nCoV può essere trasmesso agli esseri umani ed ha un periodo di incubazione di circa 10-14 giorni nei quali, nonostante l’infezione, i portatori del virus sono da considerarsi come pazienti asintomatici.
Senza fare alcun allarmismo, in caso di primi segnali e disturbi, come comportarsi?
Data la poca specificità dei sintomi comuni da Coronavirus è importante, nel caso si verifichino, informare il proprio medico, soprattutto se si è fatto recentemente viaggi o si è stati in contatto con animali. Il consiglio, qualora si fosse da poco tornati dalla Cina e si avessero tutti i sintomi tipici del nuovo Coronavirus, è quello di non andare al pronto soccorso ma contattare il 118: l’unica arma attualmente utile è quella della gestione ed evitare il contagio, e quindi non andare in luoghi pubblici o molto affollati è di primaria importanza. Il Ministero della salute ha inoltre attivato il numero verde 1500 con il quale, 24 ore su 24, saranno disponibili esperti.
La parola “epidemia” allarma anche se l’Italia sembra tenere testa alle preoccupazioni di troppo. In che modo affrontare questo momento?
La comunicazione, in queste situazioni, riveste un ruolo fondamentale proprio per la necessità di esorcizzare quel sentimento di paura sociale che un’epidemia suscita inevitabilmente nella popolazione.
In questi casi, infatti, l’allarmismo è sempre dietro l’angolo e va combattuto perché costituisce uno spreco di risorse ed è di ostacolo quando c’è effettivamente bisogno di limitare i danni di un’epidemia in atto, quindi il miglior modo per affrontare questo delicato momento è quello di tenersi sempre aggiornati e in contatto con il proprio medico.