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Siamo messi così male?

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In tempo di crisi c’è chi pensa ad altro e chi allo stellone
Ma veramente siamo messi così male?  Il dubbio, lo confesso, qualche volta mi assale.  Confortato – il dubbio – da episodi e comportamenti di cui non so darmi ragione.  A dodici giorni dall’assalto degli “indignati”, ecco Roma semiparalizzata per una buona metà, con ripercussioni sull’intero traffico urbano, da un altro tipo di “guastatori”, sicuramente meno indignati ma altrettanto pericolosi. In più di ventimila erano questa volta, tutti presi dalla bramosia di accaparrarsi le super offerte del megamercato di elettronica appena inaugurato.  Una calca gigantesca, tra urla, risse, spintoni, vetri rotti, una scala mobile messa fuori uso. Gente che faceva la fila dalla sera precedente per poter entrare prima, una volta aperte le porte del “gran bazar”, e buttarsi a man bassa su cellulari, televisori, computer, forni a microonde. 
I soliti psicologi, non mancano mai, hanno tentato una spiegazione: “In periodo di crisi si approfitta di qualsiasi occasione per poter risparmiare”. Sì, d’accordo, ma se i soldi non ce li hai o li hai solo per mangiare, possono proporti tutti gli sconti che vuoi ma non vai a fare la fila e la notte per acquistare prodotti non certo di prima necessità. La fame, quella vera, quando c’è, non tollera surrogati: un piatto di pasta non vale l’iPhone ultimo modello. Salvo acquistarlo per rivenderlo e guadagnarci.  Perché a Roma è successo anche questo, ma da qui a immaginare tutti gli “assaltatori” rivenditori occasionali per mangiare ce ne vuole. È evidente che non siamo ancora alla fame, anche se simili episodi richiamano gli assalti ai forni di manzoniana memoria. C’è poi la data del 27 che inquieta. Sapevamo di molte famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese. A meno che tutti i partecipanti all’assalto non avessero incassato lo stipendio proprio in quel giorno fatidico. Rivelatore può essere in proposito quanto dichiarato da uno dei soddisfatti acquirenti al Messaggero: “ Io, dodici ore in coda, ho speso tutto lo stipendio, ma ne è valsa la pena”. Testuale. Contento lui, contenti tutti. Ci domandiamo adesso dove costui andrà a mangiare. Sicuramente alla Caritas.  Sia detto per inciso, l’assalto è continuato, seppur pacato, nei giorni successivi, anzi il giorno dopo s’è duplicato in maniera ordinata in altra parte della città, all’Apple Store di Roma Est. Anche qui, giovani soprattutto, in fila dalla notte precedente per il gusto di spendere da 659 a 899 euro e portarsi via l’ultimo arrivato della Mela.
Infine due esperienze personali. Dopo anni di resistenza, finalmente mi sono deciso all’acquisto di un telefonino. No, tranquilli, non nel megacentro di cui sopra, in un normale negozio, affollatissimo ma senza eccessi.   Per tre quarti d’ora  – coda anche qui – sono stato a contatto di altri clienti con la medesima mia intenzione. Giovanissimi per lo più, vent’anni o meno. Dai discorsi e dalle richieste che facevano agli addetti alla vendita ho capito che tutti costoro erano orientati su modelli da 150, 200, 300 euro ed oltre. Quando è arrivato il mio turno e ho chiesto il modello più economico, euro 14 e 90 in offerta, mi sono sentito un miserabile, anzi in colpa, per contribuire in misura così esigua alla crescita dei consumi.  Non comprendo, a questo punto, il giudizio negativo che dei cosiddetti  “bamboccioni” dava Padoa-Schioppa e dà ancora Brunetta.  Perché trattarli male?  Sono proprio i “bamboccioni”, grazie al fatto che vivono  in famiglia, coloro che in Italia sorreggono i consumi e favoriscono la crescita, spendendo tutto lo stipendio, pur magro, che guadagnano e dunque rimettendo denaro in circolo.  Bisognerebbe encomiarli, altro che criticarli; e quasi quasi … augurarsi che continuino così..
In autostrada, anche la domenica, per dire nei giorni festivi, sono puntualmente superato da vetture che corrono a tutta velocità. Talmente a tutta velocità, che più di una volta, nelle mia vecchia Panda in andatura men che modesta, ho l’impressione di stare fermo.  Dove corrono costoro, perché corrono anche la domenica, quando è presumibile che non sia per motivi di lavoro, non lo so.  So però che a quelle velocità i consumi aumentano sensibilmente. È mai possibile che a tutti costoro non gliene importi un ficco secco, nonostante i continui aumenti dei carburanti?  Troppe domande. Mi accorgo che qui rischio di guastarmi la vita. Del resto, già da tempo, sono venuto nella determinazione, quando sento parlare di crisi, di non preoccuparmi più di tanto.  Sapete della vecchia faccenda di chi è nato sotto una buona stella. Ebbene, l’Italia altro che stella, è nata sotto uno stellone, ancora più buono. Perdonate il vieto ottimismo, ma credo che, ancora una volta, lo stellone ci salverà.

Piero Isola ( fonte www.agensir.it)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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