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Zoom sull’Italia e l’Europa, al tempo della crisi

L’editoriale a firma di Costantino Leuci, pubblicato su Clarus n.2-2012

Che momento sta vivendo l’Italia che ha appena compiuto centocinquant’anni anni di vita unitaria? E la più giovane Unione europea, con la giovanissima sua moneta unica? E, più modestamente, il nostro territorio, area interna di una regione meridionale ricca di contraddizioni? La risposta è tutt’altro che semplice, se vogliamo rifuggire da banalizzazioni, luoghi comuni e grossolane generalizzazioni, spesso interessate e mosse da logiche di parte. Il primo pensiero che ci investe è quello della crisi finanziaria ed economica, vissuta o percepita come grave, anzi sempre più grave ad ogni Tg o bollettino borsistico o talk show televisivo. Poi c’è la particolarità del momento politico, quasi uno stato d’eccezione in cui sembra sospesa la normalità della vita democratica che pure si era trasformata in un teatrino insopportabile, lontano dalla vita reale. Ma soprattutto, un triste segno dei tempi sembra essere l’assenza di una prospettiva, non solo per le giovani generazioni e non solo per la precarietà della condizione lavorativa vissuta da milioni di persone. Una precarietà che va oltre la durezza e la tragicità di un dato di realtà, per assumere i tratti della dimensione simbolica, del paradigma di un momento storico. A tutti noi sembra appartenere, in realtà, una condizione “puntuale”, l’identificazione con un interesse particolare, con un ruolo di cui si diventa prigionieri, con una sola dimensione temporale: giovani senza futuro, adulti che non vogliono avere un passato, leghisti che ripudiano l’appartenza nazionale, borbonici che rifiutano la storia unitaria, evasori fiscali che non riconoscono il dovere di contribuire ai costi dei servizi pubblici, privilegiati di ogni tipo che scendono in piazza contro chi prova a ripristinare condizioni di parità e di libera concorrenza. In questo quadro, forse non basterà la pur auspicabile riduzione dello spread tra Btp e Bund e neanche la conseguente diminuzione del debito pubblico, sia pure fino a raggiungere il simbolico risultato del pareggio di bilancio. Così come non basterà la ripresa dell’euro e la sconfitta degli speculatori finanziari a portare l’Italia e l’Europa fuori dalla crisi, se l’Occidente intero non assumerà una nuova prospettiva e non riprenderà un suo ruolo progressivo, capace di aprire nuovi spazi e di creare fonti di ricchezza comune, invece di arroccarsi nella difesa di rendite e privilegi maturati sulla pelle di miliardi di individui, fuori e dentro l’Occidente stesso. Allo stesso modo, non basterà all’Italia e alla sua società incattivita e sfiduciata una pur necessaria riforma elettorale o la nascita di un nuovo partito dei cattolici per uscire dalla crisi politica che ha dato luogo alla necessaria supplenza dei tecnici. Occorrerà invece che la politica tutta ripensi se stessa e sia capace di riattivare la fiducia dei cittadini nel suo ruolo, nei suoi esponenti e nelle sue pratiche, ricucendo il necessario patto sociale tra rappresentati e rappresentanti per riaprire così quello spazio di speranza (o di utopia) nel quale, solo, è possibile costruire il futuro, senza restare prigionieri di egoismi e schiacciati su un presente senza uscita.    Costantino Leuci

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