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Elezioni, Piedimonte e le sue carte (s)coperte

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1994-2012: diciotto anni di storia politica cittadina. Con un punto fermo: Nicola De Girolamo.

Ci vollero diversi lustri prima che l’avvocato Carlo Sarro, da rampante trentacinquenne, approdasse in città (correva l’anno 1994, all’incirca) per mettere fine all’epopea democristiana, già in declino per lo sferzante attacco di Tangentopoli: dal suo Gruppo Memorie Storiche al comitato antidiscarica, il percorso “civico” di un promettente sindaco in pectore sembrava puntellato di successi, inanellati uno dopo l’altro , tra cortei, manifestazioni culturali e conferenze stampa che anticipavano di molto il Berlusconi style. Alle elezioni amministrative del 1997 , il rampante avvocato tornato a Piedimonte Matese dal suo prestigioso studio napoletano in via Gramsci era oramai l’uomo del momento: aveva come sfidante l’ex parlamentare Pasquale La Cerra, quest’ultimo eletto nel 1994 in quota Progressisti, quando decretò, incredibilmente, la fine della dinastia dei Cappello, vincendo di misura sull’avversario Enzo Cappello, figlio del navigato leader democristiano Dante, che non ottenne, invece, lo scranno a Montecitorio correndo in quota Patto Segni. All’epoca, il centrosinistra non esisteva ancora e gli ex diccì e gli ex piccì correvano da soli. Sarro nel 1997 vinse le amministrative, l’ex deputato progressista (non rieletto nel 1996) si accomodò sui banchi dell’opposizione, cominciò il lungo decennio affidato ad una amministrazione di centrodestra. Eppure, quelle elezioni amministrative in cui per la prima volta Forza Italia giocava un ruolo importante e decisivo nella politica cittadina, lasciarono il segno per un aspetto, in particolare: la lista di “volti nuovi” perentoriamente pretesa dal rampante avvocato Carlo Sarro vedeva un grande escluso, che rispondeva al nome di Nicola De Girolamo, già consigliere comunale di lungo corso, che aveva militato un pò di quà, un pò di là, finito nelle simpatie di un certo Nicola Cosentino, da poco eletto al Parlamento, in tandem con il novello senatore Emiddio Novi (a proposito, chi l’ha più visto?). Quello di De Girolamo, nella primavera del 1997, divenne ben presto un “caso” cittadino: al veto opposto dall’aspirante sindaco Sarro, faceva da contraltare la pressione di Cosentino&co: alla fine, Sarro capitolò e De Girolamo, da povero reietto passò sul trono della politica cittadina. Potente assessore delle giunte di centrodestra, fidato uomo del sindaco, riferimento obbligato per tanti cittadini-elettori. Il tempo volò, giunse l’anno 2006 e le dimissioni di undici consiglieri comunali sancirono la fine anticipata della consiliatura. Sarro rinunciò a malincuore alla fascia tricolore (mancavano poche settimane alla scadenza naturale del mandato) non prima di inaugurare la piscina comunale (la sera stessa del fatidico giorno che segnò la caduta dell’amministrazione comunale). Seguì il periodo nero delle elezioni regionali e delle elezioni politiche finché, nel 2008, l’ex sindaco Sarro, che nel 2001 parlava dei Cappello come “condannati dalla storia” approdò a Palazzo Madama, dov’è tuttora seduto. Nel frattempo (maggio 2006) a Piedimonte diventa sindaco Pasquale Musto, ma a Natale dello stesso anno torna nuovamente il commissario prefettizio. Cade l’amministrazione e si torna al voto: siamo al maggio del 2007. Il Pd acclama il suo candidato sindaco, Vincenzo Cappello, cugino del più noto Enzo: il centrodestra, con una lista più che raffazzonata, va nuovamente all’opposizione. Nella minoranza, tra gli altri, Nicola De Girolamo. Accade, allora, che il gruppo consiliare del Pdl si sfaldi man mano: Alfredo De Rosa batte tutti sul tempo e passa con la maggioranza di Cappello; lo seguirà, tempo dopo, Michele Iannarelli. Siamo al 2012, vigilia elettorale: si vocifera di un accordo (segreto?) tra il sindaco Cappello (Pd) e il presidente del consiglio regionale, Paolo Romano (Pdl). A tenere banco è ancora lui, Nicola De Girolamo, al centro di un gioco incrociato di veti, di cui narrano certe cronache locali. Eppure sembra che no, non sia vero: falso l’accordo segreto, falso il veto opposto da Rifondazione Comunista all’ultimo interpartitico di centrosinistra. Però, si parla pur sempre di lui, di Nicola De Girolamo, già consigliere comunale un pò di qua, un pò di là, prima del 1992; poi, per dieci anni, potente assessore del Pdl, prima inviso a Sarro, poi suo fidato consigliere, sponsorizzato da Nicola Cosentino, ora assai vicino, nientepopodimenoché, al presidente del consiglio regionale Paolo Romano. Sono passati circa 20 anni dal veto del 1994 e ancora si parla di veti nei suoi confronti. Già, e ancora si parla di veti nei suoi confronti.  Diciott’anni di alternanza Cappello-Sarro-Cappello. Con un punto fermo della politica cittadina: i veti (presunti o reali) su Nicola De Girolamo. Ad maiora!

Gianfrancesco D’Andrea.

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