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Benedetto XVI: siamo liberi solo se uniti a Dio

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Il Papa presiede la messa in Coena Domini

“Il Giovedì Santo non è solo il giorno dell’istituzione della santissima Eucaristia”, di esso fa parte “anche la notte oscura del Monte degli Ulivi”. Lo ha ricordato stasera Benedetto XVI, nella messa in Coena Domini, celebrata nella basilica di San Giovanni in Laterano. La notte, ha spiegato il Papa, “è simbolo della morte, della perdita definitiva di comunione e di vita. Gesù entra nella notte per superarla e per inaugurare il nuovo giorno di Dio nella storia dell’umanità”. Nella preghiera sul Monte degli Ulivi “in quell’ora di estremo travaglio” Gesù chiama Dio “Abbà”, cioè “Padre”. “Non è, però – ha avvertito il Pontefice -, la forma usuale per la parola ‘padre’, bensì una parola del linguaggio dei bambini – una parola affettuosa con cui non si osava rivolgersi a Dio. È il linguaggio di Colui che è veramente ‘bambino’, Figlio del Padre, di Colui che si trova nella comunione con Dio, nella più profonda unità con Lui”. Secondo il Santo Padre, “l’elemento più caratteristico della figura di Gesù nei Vangeli” è “il suo rapporto con Dio. Egli sta sempre in comunione con Dio. L’essere con il Padre è il nucleo della sua personalità. Attraverso Cristo conosciamo Dio veramente”. “Egli – ha aggiunto – è Padre, e questo in una bontà assoluta alla quale possiamo affidarci”.
In realtà, ha detto Benedetto XVI, “Colui che è la Bontà, è al contempo potere, è onnipotente. Il potere è bontà e la bontà è potere”. Riflettendo sull’atteggiamento di Gesù in ginocchio, il Papa ha rimarcato: “I cristiani, con il loro inginocchiarsi, entrano nella preghiera di Gesù sul Monte degli Ulivi. Nella minaccia da parte del potere del male, essi, in quanto inginocchiati, sono dritti di fronte al mondo, ma, in quanto figli, sono in ginocchio davanti al Padre. Davanti alla gloria di Dio, noi cristiani ci inginocchiamo e riconosciamo la sua divinità, ma esprimiamo in quel gesto anche la nostra fiducia che Egli vinca”. Sul Monte degli Ulivi, ha proseguito il Pontefice, “Gesù lotta con il Padre”, “con se stesso” e “per noi. Sperimenta l’angoscia di fronte al potere della morte. Questo è innanzitutto semplicemente lo sconvolgimento, proprio dell’uomo e anzi di ogni creatura vivente, davanti alla presenza della morte”. Ma Gesù “allunga lo sguardo nelle notti del male. Vede la marea sporca di tutta la menzogna e di tutta l’infamia che gli viene incontro in quel calice che deve bere. È lo sconvolgimento del totalmente Puro e Santo di fronte all’intero profluvio del male di questo mondo, che si riversa su di Lui. Egli vede anche me e prega anche per me”. Così “questo momento dell’angoscia mortale di Gesù è un elemento essenziale nel processo della Redenzione”. Nella preghiera sul Monte degli Ulivi “la volontà naturale dell’Uomo Gesù indietreggia spaventata davanti ad una cosa così immane. Chiede che ciò gli sia risparmiato”. Tuttavia, in quanto Figlio, “depone questa volontà umana nella volontà del Padre”. Con ciò “Egli ha trasformato l’atteggiamento di Adamo, il peccato primordiale dell’uomo, sanando in questo modo l’uomo. L’atteggiamento di Adamo era stato: Non ciò che hai voluto tu, Dio; io stesso voglio essere dio”. “Questa superbia – ha chiarito Benedetto XVI – è la vera essenza del peccato. Pensiamo di essere liberi e veramente noi stessi solo se seguiamo esclusivamente la nostra volontà”. Dio “appare come il contrario della nostra libertà. Dobbiamo liberarci da Lui – questo è il nostro pensiero – solo allora saremmo liberi”. È questa “la ribellione fondamentale che pervade la storia e la menzogna di fondo che snatura la nostra vita. Quando l’uomo si mette contro Dio, si mette contro la propria verità e pertanto non diventa libero, ma alienato da se stesso”. Perciò, “siamo liberi solo se siamo nella nostra verità, se siamo uniti a Dio”. Allora “diventiamo veramente ‘come Dio’ – non opponendoci a Dio, non sbarazzandoci di Lui o negandoLo. Nella lotta della preghiera sul Monte degli Ulivi Gesù ha sciolto la falsa contraddizione tra obbedienza e libertà e aperto la via verso la libertà”, ha concluso. (fonte www.agensir.it)

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