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Facebook, nuovo rischio per la privacy

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Pare che con un nuovo algoritmo si possano controllare le conversazioni private e individuare tracce di reati. Qual è allora il confine tra privacy e sicurezza?

Si sa che la chat di Facebook viene salvata sia sull’account delle persone coinvolte che sui server del social network. Quello che finora sfuggiva è che è stato a punto un algoritmo in grado di “leggere” le conversazioni e identificare eventuali reati. Un po’ come nello stile di Google che ci suggerisce pubblicità mirate in base al contenuto delle nostre email, Facebook può analizzare le parole scambiate durante le conversazioni private e individuare quelle che possono essere legate a un reato. 
E’ naturale che la notizia stia sollevando polemiche per la violazione della privacy, soprattutto perché non è chiaro quali siano le parole in grado di far scattare la segnalazione alle forze dell’ordine, che, ha precisato Facebook,  non sarebbe però automatica.
I messaggi potranno essere consegnati a tribunali e forze dell’ordine che ne fanno richiesta solo in caso di reale necessità e indizi consistenti.
Resta centrale, però, il problema della privacy: è lecito controllare tutti per beccarne qualcuno? Sappiamo tutti che spesso in chat si parla in maniera scherzosa. Può un calcolatore riuscire a distinguere la differenza tra gioco e realtà?

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