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Cinquant'anni senza Marilyn

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Il 5 agosto di cinquanta anni fa la giovinezza interrotta di Marilyn Monroe la consegnava all’immortalità.
Oggi ricade l’anniversario di quell’evento tragico, il suicidio nel suo appartamento, che proiettò l’attrice, vero nome Norma Jeane Baker, nel mito e nell’olimpo delle icone giovani e belle senza tempo. 
Cinquanta anni e non un velo di sbiadimento, ma anzi un’immagine femminile rigeneratasi negli anni alla luce di foto inedite, racconti e documenti riemersi, che ne hanno definito ogni aspetto della personalità, e assottigliato i contorni da femme fatale avvenente e sciocca, a tratti volgare, per descriverla come donna fragile e tormentata.
Immortali restano le immagini della Marilyn che suona l’ukulele in “A qualcuno piace caldo“, della Marilyn che cerca di frenare la gonna che sobbalza nel vento in “Quando la moglie è in vacanza“, o quelle fiere ed eleganti in “La magnifica preda“. Quelle cult dell’happy birthday cantato al presidente Kennedy. E come trascurare la moltiplicazione di Andy Warhol, che decise di quadruplicarla perché una sola non gli sembrava fosse abbastanza.
Cinquant’anni di Marilyn, anche se Marilyn non c’è stata, mentre il potere del cinema e dell’arte ha contribuito a tenerla in vita nonostante una fine tragica e una carriera brillante strappata al suo apice. Il tempo dilatato, fermo nei fotogrammi cinematografici che invecchiano al suo posto, come fossero quel ritratto di Dorian Gray.

mi.me

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