Uomini che a 373 metri sotto terra parlano della loro lotta per la dignità e i diritti
Debora Aru e Francesca Sanna sono due giornaliste sarde, le prime a scendere nel pozzo della miniera di Nuraxi Figus, teatro in questi giorni della protesta dei minatori del Sulcis. Il loro è il racconto di uomini che nonostante tutto guardano al futuro e alla riconquista della loro dignità.
Non hanno paura di perdere il lavoro, ma di perdere il loro essere persone: non hanno niente da perdere – conferma commossa la giornalista – e te lo dicono con il sorriso. Bisogna vedere gli occhi di queste persone che passano otto ore al giorno nel buio totale e hanno il sole negli occhi quando ti parlano, ti dicono che vogliono vivere, ma la lotta è lotta, non ci sono colori, bandiere, sindacati, non c’è fiducia nella politica e in nessuno. Sono da soli e vogliono vivere. Questo – osserva – può far pensare anche a gesti estremi: è un momento di risveglio cosciente, di gente che si rende presente a se stessa. È un po’ come se si fosse risvegliato il senso di portare il cibo alla caverna, è una cosa terribile, ma bella, hanno tutti il pensiero delle loro famiglie perché hanno ancora la volontà di portare avanti la vita, è come se avessi respirato il senso di risveglio dell’animo umano”.
Il racconto completo è al link seguente
http://www.agensir.it/pls/sir/v3_s2doc_a.a_autentication?target=3&tema=Anticipazioni&oggetto=245271&rifi=guest&rifp=guest