Una lunga “carovana” culturale è partita stamani alla scoperta di tesori dimenticati nell’agro caleno.
Questa mattina l’Archeoclub “Cales” e le Pro Loco faranno visita alla Cappella Reale di Carlo III e Ferdinando IV di Borbone costruita nel 1769, nel Casino di Calvi a Sparanise, prima di Carditello e della stessa Reggia di Caserta. La carovana dell’Archeoclub Cales e delle Pro loco calene ripartirà stamani alla scoperta della Cales dimenticata. Seconda tappa: la Cappella Reale del Casino da Caccia del Demanio di Calvi a Sparanise, il Casino borbonico che fu residenza dei re Carlo III e Ferdinando IV di Borbone e che giace nel più completo abbandono e tra le immondizie.
Sono pochi gli stessi caleni che ne conoscono l’esistenza. E sono pochissimi quelli che, in questi anni, si sono preoccupati di preservarne la memoria e i resti (la Cappella, la cavallerizza, il casone, la gendarmeria) che sono stati recintati o demoliti. Perciò, questa mattina, l’Archeoclub “Cales”, guidato dal presidente Paolo Mesolella, guiderà i visitatori all’ importante Cappella costruita nel 1769 (come ci attesta il vescovo Zurlo), prima della reggia di Carditello e dello stesso Palazzo Reale di Caserta.
Quel che rimane del Casino Reale che fu dei Re Carlo III e Ferdinando IV di Borbone, è stato completamente recintato. Qualcuno ha pensato di trasformare in proprietà privata, non solo i locali adibiti un tempo a cavallerizza e a gendarmeria, ma perfino la Cappella Reale. Dopo il danno provocato dal saccheggio di tutti i beni che vi erano contenuti all’interno, è arrivata anche la beffa della recinzione. E questo sotto gli occhi indifferenti di chi dovrebbe vegliare il bene e fare attenzione a salvaguardare quel poco che rimane della nostra storia locale. Per i cittadini di Sparanise, infatti e per la comunità degli studiosi, appare più giusto che la Cappella Reale non diventi una masseria; ma continui a restare patrimonio di tutti. Intanto ciò che rimane della Cappella Reale ormai sta cadendo a pezzi, assediata com’è dagli sterpi e dai materiali di risulta. Un patrimonio inestimabile, un tempo proprietà dei Re Borboni e oggi completamente abbandonato a se stesso.
Nel Demanio oggi, sono rimasti pochi ruderi abbandonati: le galitte, le scuderie, gli alloggiamenti dei soldati, la Cappella Reale sfondata. Eppure cinquant’anni fa il Casino Reale del Demanio di Calvi era integro. Oggi la Cappella Reale presenta delle crepe che la spezzeranno in due. Eppure il Casino di caccia borbonico del Demanio di Calvi è sicuramente il monumento storico più importante che c’è nel Comune di Sparanise. Dalle Piante della Tenuta e del Casino Reale di Calvi prodotte dall’arch. Angelo Notarangelo, si può ben capire la vastità del complesso: 3.869.000 mq di superficie, la Torre d’Occidente 608 mq, il Casino Reale 1248 mq (con 12 stanze e due saloni al primo piano, 14 stanze, la cappella, il fienile e due stanze al pianterreno). Poi un casone di 2174 mq ed una casina di 176 mq, per un totale di 4485 mq di superficie abitativa. Davanti al casino, invece, c’erano uno spiazzo ellittico per le corse dei cavalli, un bosco e 13 parchi. Poi il fronte principale del casino ospitava il circo dove avvenivano le corse dei cavalli.
Dal Demanio di Calvi, Ferdinando IV di Borbone, Re delle Due Sicilie e infante di Spagna, scriveva spesso alla sua seconda moglie Lucia Migliaccio, duchessa di Floridia, come testimonia il suo appassionante epistolario. Domenica prossima, 7 ottobre, la carovana dell’Archeoclub Cales, guidata dal prof. Mesolella, dal prof. Pasquale De Stefano e dal dott. Erminio Zona, in collaborazione con Wikimedia Italia e con le Pro Loco, visiterà il Teatro di Cales, i resti dell’Anfiteatro e la Grotta dei Santi dove sono conservati i preziosi affreschi della Crocifissione e di San Paolo.
(Fonte: Caserta24ore)