L’editoriale a firma del nostro vescovo Mons. Valentino Di Cerbo
“Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo! (Mt 2,2). La comunità cristiana anche quest’anno celebra il mistero del Verbo di Dio fatto uomo e invita gli uomini ad andare incontro al Signore che viene.
Natale è festa di ricerca e di incontri, di cammini segnati da nostalgia di umanità autentica e di movimenti del cuore verso ciò che supera e dà senso alla cronaca, in cui siamo immersi e che rischia di banalizzare la vita. E’ sorpresa di fronte alle risorse, che ogni esistenza umana possiede e chela Luceche si sprigiona da Betlemme rivela.
Natale ci dice che “Colui che è nato” può rendere la vita diversa e ci invita a cercarlo. Nei Vangeli dell’Infanzia tutti si mettono in cammino: pastori, Magi…., simbolo di un’umanità che sembra smarrita, ma che non dispera di giungere alla meta: l’incontro con quel Bambino nel quale è la speranza del mondo.
E’ convinzione di molti cristiani e Pastori del XXI secolo, chela Grottadi Betlemme sia fuori delle rotte dei nostri contemporanei, ma le figure di cercatori del Bambino, presenti nei racconti evangelici, tutti provenienti da un mondo estraneo all’apparato religioso del tempo e ritenuti quasi “irrecuperabili” a cammini di fede, ci suggeriscono che forse molti anche oggi domandano a noi cristiani: “Dov’è?” e, anche se attraverso itinerari insoliti, continuano a cercare “Colui che è nato”.
Come Chiesa, forse dovremmo avere meno fiducia nei gesti eclatanti e nelle esibizioni mediatiche e renderci per gli uomini e le donne del nostro tempo – soprattutto i non credenti o i lontani da esperienze di fede – indicatori rispettosi, capaci di condurre dove il Bambino veramente ci attende con la sua umanità intensa e disarmante nella quale brilla la presenza forte e discreta di un Dio che ci viene incontro: in quelle tante “Grotte”, dove cristiani autentici vivono un’esperienza di Chiesa, impegnata ad ascoltare la parola di Dio, a incontrare Cristo nei Sacramenti, a vivere una fraternità alta e intensa, a servire con amore appassionato e costante i poveri, nei quali il Figlio di Dio ritorna tra noi; in quelle “Grotte”, dove uomini, talora non credenti, lottano per una società più giusta, per rendere alla politica l’onore perduto, per accogliere le attese e le speranze dei giovani, per prospettare loro mete degne e affrancarli da tante forme di dipendenza e di disimpegno; in quelle “Grotte”, dove la povertà cagionata dalla disoccupazione viene vissuta con dignità e dove i genitori sono vicini ai figli e con grandi sacrifici continuano a sognare e a sperare con loro; nelle “Grotte” dove il dolore rischia di essere più forte della speranza, dove il male abbrutisce l’uomo, dove uomini e donne con profonde ferite morali, scontano pene per colpe volute, ma forse alle quali sono stati indotti dalla miseria e dall’abbrutimento morale e dall’assenza di lieti annunci.
Alla comunità cristiana è chiesto, non di essere gli scribi di Gerusalemme tronfi del loro sapere e dell’onore che procura loro il potere religioso, ma “la stella” che indica la strada verso la Grotta o la casa, non sempre riconoscibile, dove pure il Figlio di Dio continua a vivere la nostra condizione umana nell’esperienza di fede, nelle speranze, nelle gioie e nelle membra sofferenti degli uomini, per ripetere con la propria vita che la salvezza, è possibile ed è vera, perché un Bambino ce la reca. Ora.
+ Valentino