Chiede preghiera e comunione il Vescovo di Alife-Caiazzo Valentino Di Cerbo, e il coraggio di non temere il martirio nella vita di ogni giorno
La Redazione | Nel giorno della sua festa onomastica, il vescovo Valentino Di Cerbo ha voluto intorno a sé l’intera famiglia diocesana di Alife-Caiazzo: clero, religiosi, diaconi e laici, per la celebrazione eucaristica in memoria del santo martire San Valentino.
A porgere gli auguri al Vescovo, a nome di tutta la Diocesi, il vicario generale Mons. Alfonso Caso all’inizio della celebrazione, sottolineando, del ministero episcopale, il valore di educare i fedeli e accompagnare la vita della chiesa sull’esempio di Cristo Buon Pastore e quindi l’invito – sostenuto dalla preghiera di tutti – di essere “profeta” in mezzo alla chiesa a lui affidata.
A partire dalla liturgia del giorno, il vescovo Di Cerbo ha voluto approfondire il valore e il senso del martirio in un’ottica di assoluto e totale affidamento nelle mani di Dio: sacrificio – quello del martirio – che genera la vittoria di fronte alle tribolazioni di colui che “non ha paura delle cose del mondo, ma ha paura di perdere l’unico bene, il grande bene della sua vita, insostituibile, che è Dio”. Una vera e propria catechesi quella condotta dal Vescovo che dal sacrificio del martire Valentino chiama in causa il sacrificio dell’uomo in questo tempo, visibile e tangibile nei due forti momenti che la Chiesa vive: il tempo di Quaresima e la scelta di Benedetto XVI di lasciare la cattedra di Pietro.
Fede e preghiera il filo conduttore dell’omelia di Mons. Di Cerbo. Fede e preghiera che diventano scambio reciproco – tra il vescovo e il suo popolo – di vicinanza, compassione, amore, fiducia, ma soprattutto comunione ecclesiale fondata sulla fede in Gesù Cristo. “Vi chiedo di pregare per il vostro Vescovo – ha aggiunto – non perché egli sia grande davanti agli uomini, ma sia grande davanti a Dio”. Come sempre un impegno che Mons. Valentino Di Cerbo affida alla chiesa locale in occasioni di “vicinanza” come questa, e cioè quello di essere “trasparenza di Dio per avere un senso nella storia”, e in una prospettiva missionaria essere “germe e inizio” di un’umanità nuova.
“La Quaresima che stiamo vivendo – ha proseguito o – ci serva a dare a questa celebrazione un tono di impegno, di ricerca, di nostalgia di Dio, un tono da pellegrini, da persone che hanno il desiderio della meta e non portano con sé il bagaglio del peccato, piuttosto quel bastone e quei sandali, l’essenziale, che non permettono di ferirsi nel percorso che conduce al traguardo”. Inevitabile e atteso il riferimento al gesto compiuto dal Papa: “La rinuncia al pontificato…non è stato lo scrollarsi la croce dalle proprie spalle. In quel gesto – ha pronunciato sommessamente il vescovo Valentino Di Cerbo – ho visto una grande grazia per la Chiesa di oggi.
Benedetto XVI ha scritto così una pagina di Vangelo. E che cos’è il Vangelo se non la buona notizia che aiuta a porre la nostra vita nelle mani di Dio e il rifiuto di ogni potere?”. Profondo l’accostamento al clima politico di questo momento: “E’ bello vedere come in un periodo elettorale, tempo di caccia alle poltrone, colui che ha la poltrone più alta abbia compiuto la scelta di lasciare in nome di un amore grande per la Chiesa e rivolgendosi a Dio abbia detto rimetto la Chiesa nelle tue mani perché io sono un uomo fragile”.
Attualità e profezia nelle parole di Mons.Di Cerbo che non ha smesso di chiedere alla comunità di Alife-Caiazzo la preghiera per il proprio vescovo. “Anche io pregherò per voi perché è soltanto davanti a Dio che ognuno di noi può trovare la propria identità, il suo posto vero nella Chiesa essere fedele a Cristo e incamminarsi verso quella vittoria che San Valentino ci ha testimoniato con il suo martirio”.
Al termine della celebrazione il Vescovo ha ricevuto il diploma di riconoscimento da parte dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme che lo annovera già da qualche mese tra i suoi Cavalieri.