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Il Piccolo Principe compie 70 anni

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L’opera più conosciuta di Antoine de Saint Exupery ha compiuto oggi 70 anni. Una delle opere letterarie più lette e celebri del XX secolo venne pubblicata in inglese nell’aprile del 1943. Pochi giorni dopo fu la volta della pubblicazione in francese. Un viaggio fantastico alla scoperta di emozioni e sentimenti, un percorso di crescita dove si incrociane le esperienze, anche moderne, di bambini e adulti, continua ad essere un importante punto di riferimento per la più recente pedagogia.
Il romanzo è stato tradotto in 220 lingue e stampato in 134 milioni di copie.
Vi proponiamo di seguito alcuni tra i passaggi fondamentali:
Infatti, sul pianeta del piccolo principe ci sono, come su tutti i pianeti, le erbe buone e quelle cattive.
Di conseguenza: dei buoni semi di erbe buone e dei cattivi semi di erbe cattive.
Ma i semi sono invisibili. Dormono nel segreto della terra fino a che all’uno o all’altro pigli la fantasia di risvegliarsi. (Cap. V)
Io credo che egli approfitto’, per venirsene via, di una migrazione di uccelli selvatici.
Il mattino della partenza mise bene in ordine il suo pianeta.
Spazzo’ accuratamente il camino dei suoi vulcani in attivita’.
Possedeva due vulcani in attivita’.
Ed era molto comodo per far scaldare la colazione del mattino.
E possedeva anche un vulcano spento.
Ma, come lui diceva, “non si sa mai” e cosi’ spazzo’ anche il camino del vulcano spento.(Cap. IX)
ll settimo pianeta fu dunque la Terra.
La Terra non e’ un pianeta qualsiasi! Ci si contano cento e undici re (non dimenticando, certo, i re negri!), settemila geografi, novecentomila uomini d’affari, sette milioni e mezzo di ubriaconi, trecentododici milioni di vanitosi, cioe’ due miliardi circa di adulti.
Per darvi un’idea delle dimensioni della Terra, vi diro’ che prima dell’invenzione dell’elettricita’ bisognava mantenere, sull’insieme dei sei continenti, una vera armata di quattrocentosessantaduemila e cinquecentoundici lampionai per accendere i lampioni.
Visto un po’ da lontano faceva uno splendido effetto. I movimenti di questa armata erano regolati come quelli di un balletto d’opera.
Prima c’era il turno di quelli che accendevano i lampioni della Nuova Zelanda e dell’Australia. Dopo di che, questi, avendo accesi i loro lampioni, se ne andavano a dormire.
Allora entravano in scena quelli della Cina e della Siberia.
Poi anch’essi se la battevano fra le quinte.
Allora veniva il turno dei lampionai della Russia e delle Indie. Poi di quelli dell’Africa e dell’Europa. Poi di quelli dell’America del Sud e infine di quelli dell’America del Nord.
E mai che si sbagliassero nell’ordine di entrata in scena.
Era grandioso.(Cap. XVI)
Gli uomini” disse la volpe, “hanno dei fucili e cacciano. E’ molto noioso! Allevano anche delle galline. E’ il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline?”
“No”, disse il piccolo principe. “Cerco degli amici. Che cosa vuol dire “<addomesticare>?”
“E’ una cosa da molto dimenticata. Vuol dire <creare dei legami>…”
“Creare dei legami?”. “Certo”, disse la volpe. “Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io saro’ per te unica al mondo”. (Cap. XXI).
“Addio”, disse la volpe. “Ecco il mio segreto. E’ molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale e’ invisibile agli occhi”. (Cap. XXI)

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