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Pagine di storia che resistono allo scorrere del tempo

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Tra i borghi di Alvignano, una memoria che chiede di essere preservata e raccontata

Lo ritrovo
– eco perduta
di giovinezza – per le vie del Borgo
mutate
più che mutato non sia io. Sui muri
dell’alte case,
sugli uomini e i lavori, su ogni cosa,
è sceso il velo che avvolge le cose
finite.”

(Il Borgo – Umberto Saba)

La tristezza di questo stralcio di poesia non mi abbandona e si rinnova ogni volta che, purtroppo, solo casualmente, mi capita di passeggiare nel “ventre” del mio paese, tra i borghi che immagino, un tempo, vivi, e oggi degradati e trascurati. Non riesco a concepire la rassegnazione per le “cose finite”, di cui parla Saba, perché, forse, non ho l’età (ma piuttosto la mentalità) giusta o perché, certamente, non sono d’accordo con la definizione. La finitezza è un concetto, per me, troppo relativo, e in più non si può attribuire a qualcosa che c’è, esiste, e che ha enormi potenzialità.
I borghi alvignanesi non possono essere considerati qualcosa di irrimediabilmente finito, appendice quasi defunta di un centro più recente. Essi sono IL CENTRO, cuore pulsante di una storia radicata e centenaria che chiede di essere raccontata nuovamente, di non essere dimenticata, perché  fortemente presente. Inoltre, pochi lo riconoscono, Alvignano ha un tessuto urbanistico originale perché, nonostante zone geograficamente isolate l’una dall’altra, presenta una trama connettiva che ne permette il facile raggiungimento, anche a piedi. I principali borghi – San Mauro, San Sebastiano, Angiolilli, San Nicola, Castello, Faraoni, Rasignano e Marcianofreddo – sono intimamente collegati tramite un percorso che incorpora altresì zone di moderna costruzione,ed è quindi  potenzialmente semplicissimo programmare una lunga ma ricchissima visita.
Tuttavia il punto cruciale è “cosa c’è di così straordinario da vedere”?
Nonostante il degrado, la trascuratezza, l’indifferenza, la memoria storica resiste, ed è ancora rilevabile e leggibile, seppur a fatica. Sono sopravvissute la maggior parte delle strutture architettoniche in pietra di epoca medievale, case padronali di assoluta bellezza ed eleganza, soffocate da un fenomeno generale  di prevalenza delle strutture moderne, dove rimaneggiamenti arbitrari, ampliamenti, ripristini, disattenzioni da parte dei singoli proprietari, ne fanno da padrona.
È la vecchia storia dell’assenza di un piano programmatico che tuteli l’unicità del nostro passato, un sistema legislativo efficace ed efficiente che possa garantire il rispetto e la valorizzazione di pagine di storia, che se perdute, davvero non tornerebbero mai più.
È di pochi giorni fa, però, la buona notizia secondo la quale in Parlamento è finalmente giunta una proposta di legge, definita “Realacci-Borghi”, dal nome dei suoi principali firmatari, per la difesa dell’identità dei piccoli Comuni.  Oltre a misure indispensabili per assicurare la presenza e la qualità di servizi imprescindibili, quali la sanità, i trasporti, l’istruzione, le norme prevedono un’attenzione paritaria alle problematiche di recupero dei centri storici e della tutela del patrimonio ambientale.
Nell’attesa di  ricevere un’ulteriore buona notizia di approvazione, è possibile consultare progetti regionali già in corso nell’ambito del contesto “We Campania- Ospitalità nei Borghi”, con ipotesi di riutilizzazione e rifunzionalizzazione del patrimonio immobiliare pubblico in ambito turistico e culturale.  L’obiettivo è senza dubbio evitare l’oblio e l’abbandono, seppure già altamente incardinato nelle maglie dei nostri comuni. Si potrebbero creare nuovi investimenti, nuova occupazione, nuovi flussi turistici che sostano in aree più tranquille rispetto alla freneticità dei grandi attrattori culturali. Non solo realtà estere  ne dimostrano la fattibilità,ma anche le più nostrane e  vicine dimensioni toscane, emiliane, umbre.
Una realtà su tutte immagino durante le mie furtive passeggiate: l’albergo diffuso, modello di sviluppo del territorio che può definirsi ad impatto ambientale nullo.
Magari in un futuro, spero prossimo, non immaginerò da sola!

Francesca Costantino

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