In Myanmar i proventi delle risorse naturali nelle tasche dei militari. Dal rapporto di un istituto di ricerca americano emerge che la ex Birmania è all’ultimo posto fra i 58 Paesi esaminati in materia di gestione responsabile
In base ai dati contenuti nel rapporto elaborato dall’istituto no profit Revenue Watch Institute (Rwi), che ha sede negli Stati Uniti, il Myanmar (ex Birmania) è all’ultimo posto nella gestione responsabile e trasparente delle risorse naturali, fra cui gas, petrolio e minerali. Il rapporto, che ha preso in esame la situazione relativa a 58 Stati, denuncia la “difficoltà di tracciare i proventi che derivano dalla vendita di tali prodotti, che, nella maggioranza dei casi, finiscono nelle tasche dei membri della vecchia giunta militare, i quali li occultano in conti segreti esteri e in paradisi fiscali”. Sono questi i parametri che concorrono ad elaborare la classifica: le informazioni trasferite alla conoscenza dell’opinione pubblica sui progetti avviati e sulla distribuzione dei fondi. Il Rwi riferisce che il Governo oppone un “rifiuto costante” alla pubblicazione di informazioni in linea con gli standard di base e le linee guida in materia.
Corruzione e occultamento di fondi. Come riferisce Asia News, “In pratica, non vi è alcuna informazione disponibile – afferma il rapporto Rwi – nella gestione del settore estrattivo. Il Myanmar non ha leggi che prevedano la libertà di informazione e non sono richieste nome per la tutela ambientale e sociale”. Inoltre, sembra vi sia un problema diffuso di corruzione e di occultamento di fondi per un volume di affari miliardario, che riguarda gli oleodotti di Yadana e Yetagun, che finiscono direttamente nelle tasche dei militari. Per la sola vendita di gas naturale alla Thailandia, il governo birmano avrebbe ricavato 19 miliardi di dollari dal 2006 ad oggi, ma “resta un mistero” dove sia finito il denaro o come sia stato speso. Il riscontro a questa situazione, lo si ricava da un’altra fonte. L’organizzazione non governativa Transparency International-TI, ha pubblicato il 5 dicembre 2012 il periodico rapporto annuale sull’indice di corruzione percepita per l’anno 2012. Il Myanmar è stato posizionato al 172esimo posto su 176 Paesi, con una minima differenza rispetto al posizionamento del 2011, quando era al 180esimo posto su 182 Paesi.
Il ruolo di Aung San Suu Kyi. Il presidente dell’esecutivo Thein Sein è stato nel frattempo ricevuto dal Presidente degli Stati Uniti, dopo una revoca ai primi di maggio di una serie di sanzioni: imposte nel 1996, impedivano ai membri della ex giunta militare, ai loro soci d’affari e ai loro parenti di ottenere il visto di ingresso negli Stati Uniti. “Sin dal 2011 il governo birmano a guida civile ha intrapreso importanti passi verso significative riforme di carattere sociale, politico ed economico, che hanno mostrato progressi sostanziali”, ha scritto in un comunicato il Dipartimento di Stato’. Restano, tuttavia, ancora di grande attualità le parole che Aung San Suu Kyi, scrisse nel suo saggio “Libertà dalla paura”, pubblicato per la prima volta per commemorare il Premio “Sakharov Prize for Freedom of Thought”, che il Parlamento europeo le attribuì nel 1990, mentre era agli arresti domiciliari. Scriveva l’attuale leader dell’opposizione: “Non è il potere che corrompe; ma la paura. Il timore di perdere il potere corrompe chi lo detiene e la paura del castigo del potere corrompe chi ne è soggetto (…) L’autentica rivoluzione è quella dello spirito, nata dalla convinzione intellettuale della necessità di cambiamento degli atteggiamenti mentali e dei valori che modellano il corso dello sviluppo di una nazione. Una rivoluzione finalizzata semplicemente a trasformare le politiche e le istituzioni ufficiali per migliorare le condizioni materiali ha poche probabilità di successo. Senza una rivoluzione dello spirito, le forze che hanno prodotto le iniquità del vecchio ordine continuerebbero a operare, rappresentando una minaccia costante al processo di riforma e rigenerazione”. Aung San Suu Kyi si potrà candidare alle elezioni presidenziali del 2015 solo se sarà modificata la Costituzione. Sarà questo il banco di prova della volontà del Governo di avviare un serio processo democratico, che è stato per ora solo timidamente avviato.
Fonte Agensir