Questo pomeriggio l’inaugurazione della mostra “Gens fortissima Italiae”, tra la grande folla ed emozioni dal sapore millenario.
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La Redazione – Tra il glorioso passato della gens sannita e il futuro delle generazioni che verranno, si pone un presente carico di novità, emozioni e sogni che si realizzano. Si tratta della rinascita – perché è tale dopo un secolo dalla fondazione – del museo civico “Raffaele Marrocco”, che questa sera, dopo lunghi anni di incertezze e un intricato iter burocratico, ha spalancato le sue braccia per accogliere la curiosità di quanti si sono riversati tra le mura dell’antico complesso monastico che lo ospita. Nel caldo pomeriggio di oggi, il complesso di San Domenico ha dato il benvenuto a tanti visitatori provenienti da Piedimonte, ma anche, tra gli altri, Alife, Dragoni, Alvignano.
La mostra “Gens fortissima Italiae” di fatto raccoglie un gran numero di reperti provenienti dalla piana del Medio Volturno, in particolare da Alife e Piedimonte, in quest’ultimo caso dal Monte Cila, probabilmente – secondo gli studiosi – un’area ricca di santuari sanniti.
Il taglio del nastro che ha poi introdotto alle due sale del nuovo museo, è stato preceduto dalla presentazione dell’evento, che raccoglie in sé una lunga storia: Raffaele Marrocco, conoscitore e storico di grande intuito, un secolo fa pensava per Piedimonte Matese una raccolta di reperti che potessero essere per la cittadinanza il racconto di un glorioso passato. Erano gli anni in cui la cultura museale prendeva definitivamente corpo attraverso studi specifici. E oggi, con una fitta partecipazione di tantissime persone, compresi molti sindaci e autorità del territorio, Fabrizio Pepe ha dato il via all’evento nell’auditorium comunale di S. Domenico.
Al tavolo dei relatori, il Sovrintendente per i Beni Culturali di Salerno Benevento, Caserta e Avellino e Antonio Salerno, Attilio Costarella Assessore all’Urbanistica e delegato alle Raccolte museali nonché sostenitore tenace e convinto del “progetto museo” di Piedimonte Matese. Poi Gianluca Tagliamonte dell’Università degli Studi del Salento, nella figura di curatore scientifico della mostra, e Raffaella Martino, direttore del nuovo complesso museale.
“I beni culturali non si replicano, né si riproducono“, le parole del Sovrintendente tese ad assolutizzare il patrimonio culturale italiano che vive attraverso i reperti archeologici. A lui ha replicato Costarella percorrendo con la memoria e con il cuore il lungo percorso che ha condotto al risultato visibile ormai a tutti: un luogo vivo di storia e di memoria locali. Tagliamonte, nel ruolo di incaricato allo studio della raccolta sui Sanniti, ha invece proposto uno sguardo più specifico e scientifico sulle collezioni recuperate, un risultato rimarcato a più riprese dal sindaco Vincenzo Cappello, intervenuto per i saluti, che l’ha definito “una data storica per l’alto casertano“.
Ma non sono solo i numeri a indicare lo spessore di questa manifestazione. Perché si resta davvero incantati ad osservare i reperti contenuto nelle teche dei locali allestiti, tracce di una storia matesina che comincia già nel Paleolitico, e arriva al periodo florido delle popolazioni sannite, attorno al IV-III sec. a.C.; misteriosi e affascinanti, gli antichissimi oggetti raccontano la storia millenaria dei nostri luoghi, primo fra tutti il famoso Corridore del Cila (nell’ultima foto in basso).
Anche il vescovo S.E. Mons. Valentino Di Cerbo è stato tra gli ospiti dell’inaugurazione, assistendo al taglio del nastro tricolore e conferendo la benedizione ai nuovi spazi del cosiddetto MuCiRaMa, facendosi poi guidare da Tagliamonte alla scoperta della storia locale.
Spettacolare l’esibizione, in conclusione della serata, della U.s. Naval Forces Europe Band nel chiostro maggiore del complesso di San Domenico, vivo come vorremmo vederlo più spesso.
E’ stata una bella esperienza culturale il partecipare alla conferenza e alla riapertura del museo che ci ha portato a rivalutare le nostre radici storiche ricche di cultura e di arte.
A Treglia di Pontelatone è stato portato alla luce un sito dell’epoca dei Sanniti!!! stupendo e affascinante. Da visitare sicuramente.
Anche il Comune di Liberi rientrava a far parte del Territorio Sannita di Trebula Baleniensis come dichiarato dal Prof.Tagliamonte durante la visita al museo ,subito dopo l’inaugurazione.