“Credere in un progetto museale significa soprattutto credere nella straordinaria miniera di saperi che è capace di distribuire”
Da grande appassionata di museologia vivo la prossima apertura del Museo Civico “Raffaele Marrocco” (MuCiRaMa) come una benedizione. In un momento difficile e critico per le istituzioni museali e per la cultura in generale, la possibilità data a tutti noi cittadini, piedimontesi e non, di recuperare la memoria storica di un fertile territorio come quello in cui abitiamo, e di rafforzare ulteriormente la nostra identità, mi appare come una fresca e ristoratrice oasi nel deserto. Credere in un progetto museale significa soprattutto credere nella straordinaria miniera di saperi che è capace di distribuire: conoscenze che, al di là della loro importanza teorica e filologica, possiedono significati profondi perché strettamente radicati al territorio di cui fanno parte e alle personalità che le hanno incarnate e tramandate.
L’antica citazione di “rileggere il passato per comprendere meglio il presente e il futuro” non è retorica: un museo, e in primis un museo civico, è la più profonda introspezione che una comunità cittadina possa compiere, poiché partendo dal “chi si è stati” è possibile percorrere una riflessione progressiva e concreta verso il “chi si vorrebbe essere”.
È per questo che le collezioni raccolte ed esposte non vanno interpretate come mute e sterili. Esse sono materia viva, comunicano e raccontano storie spesso non così lontane dalle nostre quotidiane problematiche ed esperienze, anzi il più delle volte simili e intimamente correlate. Chi giudica le collezioni nell’ottica di un accumulo disordinato o compulsivo di oggetti, al fine di evitarne il degrado, ne mortifica il senso, l’anima, e la vera essenza.
Parlo da appassionata, è vero, l’ho annunciato in apertura, ma l’incommensurabile bellezza che vedo io, la forza propulsiva e l’energia che un’istituzione culturale, come un museo della città, può garantire per la crescita sociale civile, non è fantasia. Il MuCiRaMa ne incarna la speranza.
Francesca Costantino