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San Paolo nelle parole di Erri De Luca

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La bellezza d’aver conosciuto Paolo, l’apostolo delle genti; il nemico poi amico del cristianesimo. Dal tumulto alla pace e poi di nuovo al tumulto: il percorso di fede autentica di un peccatore.

La nostra collaboratrice Francesca Costantino ci propone la lettura di un interessante e appassionato Erri De Luca. 

 “Più che ai quattro vangeli, il cristianesimo deve il suo successo all’impegno militante di Paolo, fondatore e organizzatore delle prime comunità cristiane. Scrive in greco lettere che insegnano regole di condotta e di uniformità. Sua mossa strategica è puntare su Roma, convertirne i cittadini. Diversa dalla spedizione occasionale di Giona, profeta scaraventato a predicare il finimondo a Ninive, Paolo inaugura una lotta di lunga durata nel centro nevralgico del politeismo. Può pure fare fiasco nella scettica Atene, ma non fallisce dentro la tumultuosa capitale del mondo di allora, carnaio di stirpi e di popoli vari.

Caravaggio. Conversione di San Paolo
Caravaggio. Conversione di San Paolo

Affronta la prova da prigioniero, è preparato, è stato altre volte detenuto e processato. A Roma è giudicato, insieme alla notizia del Cristo liberatore di oppressi, venuto a proclamare e dare ai vinti la più inaudita precedenza. Le magistrature procedono volentieri contro i reati di opinione. Stanche di avere a che fare con malavita reticente, gustano la variante di interrogare rei confessi, fieri di ammetterlo. Al cristianesimo applicano sentenze da tribunale speciale per reato associativo. Non importa la responsabilità individuale, basta per la condanna la semplice appartenenza, l’atto di fede. Paolo viene condannato e giustiziato a Roma. Il cristianesimo entrò in clandestinità, si praticò criptato e in catacombe. Mise il suo seme nel sottosuolo di Roma e si propagò nell’ombra. Il disegno di un pesce contrassegnava i luoghi di riunione. Meno di tre secoli dopo diventò religione dell’impero, in seguito all’editto di Costantino. La croce, patibolo d’infamia inventato dai romani per esporre i condannati in piena vista, sfrattò dal cielo e dagli stemmi l’aquila imperiale. Paolo aveva vinto. Il suo attacco teologico al cuore dello stato aveva ottenuto il potere politico.”

 

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