Problemi di connessione…alla realtà e alla verità.
Quando la politica e chiesa locale parlano troppo sottovoce
La Redazione – Spesso ci si lascia sfuggire l’occasione (e la preziosa opportunità) di parlare “da vicino” alla gente, quella che di fatto rappresenta il tessuto e il vissuto di un territorio. Nascono brillanti iniziative che si affievoliscono “in corso d’opera” che perdono i contatti con i destinatari dell’iniziativa (sempre la gente). Accade in occasione di eventi in cui politica e chiesa locale giocano una carta vincente, quella legata alla valorizzazione di una terra che deve molto alla sua storia passata. E’ solo questione di comunicazione?
Alla fine di maggio, a Caiazzo, in occasione della festa di Santo Stefano Menecillo, la parrocchia Maria SS.Assunta organizzava un evento commemorativo su di Mons.Nicola Maria Di Girolamo, vescovo dell’allora diocesi caiatina, pastore per 40 anni del popolo affidatogli. Per l’occasione veniva chiesto al professore Sergio Tanzarella, docente di Storia della Chiesa un intervento sulla sua esemplare figura. Una ricerca, quella di Tanzarella, andata avanti non senza difficoltà a causa della scarsità dei documenti necessari a mettere insieme i pezzi di storia interessata: troppi documenti che attestano l’impegno pastorale di Di Girolamo sono andati perduti (in particolare durante il secondo conflitto mondiale), altri ancora potrebbero essere custoditi da privati. In quell’occasione, a cui parteciparono per lo più alunni e studenti delle scuole di Caiazzo, il professore Tanzarella, lanciava non uno, ma due appelli alla collettività, cioè ai sindaci di Caiazzo e dei comuni un tempo appartenuti al territorio di quella Diocesi e ai cittadini. Peccato che già in quella circostanza non vi fossero né sindaci (fatta eccezione del sindaco della città, Tommaso Sgueglia, eletto da pochi giorni) né rappresentati laici delle comunità parrocchiali degli altri comuni. La domanda è se sapessero di un evento tanto importante. Importante perché di quel vescovo si continua a raccontare l’umanità, la povertà, l’essenzialità, la determinazione, le scelte che hanno guidato il corso storico di questa terra e dato impulso alla sua politica. Un vescovo tanto importante da dedicargli un opuscolo, una conferenza, una mostra fotografica, la rimpatriata dei familiari, una messa presieduta dall’attuale vescovo.
Ricordare. Ma per chi? E perché? La risposta sta proprio nelle richieste di Tanzarella sopra citate. Con la prima ha invitato quanti siano in possesso di documenti storici a fornirne copia agli archivi diocesani ai fini della ricerca, tanto su Di Girolamo, quanto su altri personaggi o eventi che “ci appartengono”. Perché ricostruire vuol dire capire, custodire e camminare verso il futuro su strade piane. Altra richiesta, o meglio, un accorato appello è stato quello rivolto esplicitamente ai sindaci, e cioè di intitolare una strada dei comuni dell’allora Diocesi proprio alla figura del Vescovo piuttosto che a personaggi importati, nomi di luoghi o personaggi provenienti da storie o fatti interessanti ma distanti dalla realtà locale. Val la pena rendere ai “nostri” l’onore di cui siamo in grado oltre che a seguirne l’esempio delle opere e dei sentimenti.
Il motivo di questo scritto fa riferimento all’episodio del 5 luglio, data del cinquantesimo anniversario della morte di Mons.Di Girolamo. Per l’occasione è stata organizzata una messa in suffragio del vescovo presso la Concattedrale di Caiazzo. A presiedere l’Eucarestia S.E.Mons.Valentino Di Cerbo che nell’omelia ha saputo ben fare sintesi della figura del Vescovo descrivendolo quale “padre amorevole e padre autorevole”, come “uno di casa (…) venuto a Caiazzo ad appassionarsi ai sogni degli uomini e delle donne che gli furono affidati”. Il pastore discreto e presente, dinamico, coraggioso, partecipe persino ai primi lavori del Concilio Vaticano II nonostante l’età avanzata e le precarie condizioni di salute. Uno tra i progressisti del Concilio quando avanzò la proposta di accogliere nel consesso ecumenico, come uditori, le guide spirituali dei musulmani.
Basterebbe anche solo questo per ricordarlo come uomo della modernità e lungimiranza. Eppure la sera del 5 luglio, in occasione della messa in suo ricordo la Concattedrale era quasi deserta e tale sarebbe stata se al gruppo dei soliti presenti alla messa vespertina non si fossero aggiunti alcuni tra i parenti del Vescovo Di Girolamo.
Ma allora, quali sono le persone che ricordano quel padre amorevole e autorevole…?
Quale grande occasione per la parrocchia e il comitato organizzatore dell’evento, e il sindaco della città, quella di approfittare degli appelli di Tanzarella per incaricare la politica di un impegno concreto che premia uno dei “migliori” di questa terra! Il 5 luglio mancava anche il sindaco di Caiazzo…
Quale occasione migliore per ricordare al laicato locale che quel Vescovo aveva sostenuto l’Azione Cattolica quando il Regime fascista ne obbligava la chiusura dei circoli! Quale occasione migliore per ricordare a tutto il popolo di Dio che Di Girolamo lasciò alla Diocesi di Caiazzo tutti i suoi beni, quale segno di distacco profondo dai beni di questa terra e dono sincero e appassionato alla sua Chiesa. Il problema non è cronologico, piuttosto logico. Di Girolamo appartiene ad una storia lontana alle nuove generazioni in cerca di modelli, perciò preoccuparsi di farlo opportunamente e adeguatamente conoscere è una dinamica che ancora va costruita.
Ecco come un altro convegno (quello di maggio) si inserisce nella lunga schiera degli eventi d’occasione puntualmente dimenticati. Occasioni mancate.