Home Chiesa e Diocesi Settimana sociale dei Cattolici. La "mala" interpretazione che ne abbiamo fatto

Settimana sociale dei Cattolici. La "mala" interpretazione che ne abbiamo fatto

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“La famiglia, speranza e futuro per la società italiana”. Da Torino fino a noi per pensare e riflettere sulle nuove strategie di impegno per la famiglia

Alla settimana sociale di Torino ha partecipato anche la Diocesi di Alife-Caiazzo: presenti nel capoluogo piemontese il Direttore della Caritas, don Arnaldo Ricciuto e il Direttore dell’Ufficio per i Problemi sociali e il lavoro, Annamaria Gregorio. 

di Grazia Biasi

Si conclude oggi a Torino la 47ma Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, l’incontro politico che si rinnova da più di cento anni (fatta eccezione di due storiche interruzioni. In fondo alla pagina consulta la nota storica) sul tema del bene comune, declinato in maniera complessa, approfondito secondo ambiti precisi e temi scottanti individuati sulla scorta delle esigenze storiche del nostro Paese (economia, lavoro, fede, famiglia, impegno sociale o politico). Basti pensare che nel 1947, i lavori dell’Assemblea Costituente attingevano al contributo venuto dalle Settimane sociali degli anni precedenti e al dibattito politico acceso dai cattolici. Ma quelli erano altri tempi; tempi in cui i cattolici della politica – in tanti – erano all’altezza di sostenere argomentazioni morali, etiche, sociali in genere e dare ragione della propria scelta di fede.
settimana_socialeAnche la Settimana di Torino si è rivelata un vivace laboratorio di idee, di partecipazione sapiente, critica: in esso non è mancato il costante contributo di uomini e donne provenienti da tutta Italia “accesi” dal desiderio di fornire al Paese e al Governo, pensieri vivaci e proposte concrete sulla famiglia, la sua identità, il valore intrinseco e i bisogni profondi che essa nutre in questo tempo di crisi.
Contributi forti quelli emersi nelle sessioni di lavoro: peccato che l’interesse dei Media nazionali sia stato tutto per talune presenze e interventi, alla ricerca delle parole necessarie ad un titolo di giornale o ad un servizio televisivo. Occhi puntati sull’intervento del Presidente del Consiglio Enrico Letta: in quel caso persino i Tg non hanno esitato ad aprire un più vasto siparietto sull’evento torinese  (“Volevo ringraziarvi per lo sforzo fatto nelle diocesi per aiutare, in un momento drammatico, le famiglie in difficoltà”, le parole del Premier nel suo intervento spontaneo e vicino all’Assemblea); e poi il count down in attesa del messaggio di Papa Francesco: delicato, intelligente, attento a contestualizzare le sue parole, profondo nel ribadire la posizione millenaria della Chiesa sul valore della famiglia data dall”unità nella differenza tra un uomo e una donna”. Quale sia stata la risposta dei giornali? Confusione di citazioni e attribuzioni.
Titoli che assegnano al Vaticano parole (non) pronunciate dal Cardinale Bagnasco che è il Presidente dei Vescovi Italiani (mentre il Vaticano è cosa ben più complessa e diversa): «La famiglia – le parole del Cardinale – non può essere umiliata e modellata da rappresentazioni similari che in modo felpato costituiscono un “vulnus” progressivo alla sua specifica identità e che non sono necessarie per tutelare diritti individuali in larga misura già garantiti dall’ordinamento».
La parola “gay” tanto ricercata e battuta tra le righe della stampa non compare nè come accusa, nè come il riferimento primario della Settimana sociale, i cui partecipanti, hanno invece alzato la voce per il diritto ad una vita serena e dignitosa analizzando le cause di tanto male e le prospettive possibili. Cos’è la famiglia se non la faccia concreta e vera di questa Italia?
L’Italia è la famiglia, la famiglia per cui si chiede una politica (economica e sociale) pulita, vicina e coraggiosa di guardare negli occhi padri e madri delusi di se stessi (prima che dei governanti) per non riuscire a dare ai figli un futuro migliore. Uomini e donne, risorsa di questo paese, burattini tirati dai fili del mangiafuoco (e mangiapane) di turno.
famigliaRitorno volentieri sulle parole precedentemente citate: “rappresentazioni similari” di famiglia. Il primo pensiero, in questo momento, non va di certo alle coppie omosessuali, ma al vero grave problema del momento e cioè ai tanti nuclei che di famiglia hanno solo la parvenza e che i giornali o la diretta conoscenza ci pongono sotto gli occhi o per gossip o per vicende di cronaca, o per pettegolezzo di quartiere. E’ famiglia quella in cui si consumano violenze (di ogni genere) tra genitori, o tra  padri e figlie? Non è una “rappresentazione similare” di famiglia quella di alcuni politici (anche cattolici!) dediti a ripetuti divorzi e conseguenti nuovi matrimoni? E cosa dire dei tradimenti nascosti, condivisi, accettati, consentiti, ripetuti, e tanto facili di cui sono piene le nostre cronache cittadine? E di quelle famiglie silenziose, dove ognuno alza la propria barricata sprofondando nella solitudine e soffocando in un dolore mai raccontato o mai elaborato? Eccole le emergenze “da titolo”. Eccole le questioni morali.  Quale futuro (e quale esempio) si consegna alle generazioni che verranno?
Ecco gli “ambiti” di intervento. Non solo quelli dei grandi “consessi” di idee, ma quelli di una cristianità operosa e laboriosa nel quotidiano, associata all’audace coraggio di alzare la voce e scegliere la politica (come vocazione ad amministrare bene per il bene di tutti, non quello personale) come nuova pelle, e non come un abito secondo la moda (corrotta) del momento.
Eccoli gli ambiti di intervento della politica locale che ancora fa fatica a decidere se finanziare le serate di karaoke estivo in piazza (o “rappresentazioni similari”) piuttosto che interventi concreti, duraturi e studiati in ambito sociale, dove la famiglia risulta tra le prime scottanti emergenze.

 L’intervento del Papa

Il Messaggio del Presidente Napolitano

SCHEDA STORICA_Settimane Sociali

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