Comincia oggi la nuova rubrica di Clarus che, curata dalla dott.ssa Francesca Costantino, si occuperà della rappresentazione dei Santi nell’arte, accompagnata da riflessioni su alcuni Vangeli della domenica
Dalla “Smorfia”:
TROISI: “San Gennà, San Gennà, io sto un’altra volta qua, San Gennà… Sì, è sempre per quella grazia che t’aggio chiesto, San Gennà! Eh, io nun te l’avess’ ‘a ripetere neppure… No, San Gennà. Tu lo sai, io so cliente, ccà…”
È automatico il riferimento al simpaticissimo sketch di Massimo Troisi, che in versione esageratamente comica, ci propone il rituale affidamento al Santo per la garanzia di po’di fortuna. Ma la festa che si celebra oggi, 19 settembre, assume tutt’altra veste, più seriosa e ufficiale, per certi versi anche apprensiva, perché legata ad un vitale esito: lo scioglimento del sangue. Non c’è napoletano che non attenda con ansia questo miracolo! Precedenti negativi legati alla mancata liquefazione ce ne sono stati: nel 1939, quando l’Italia piomba nell’incubo della Seconda Guerra Mondiale; nel 1973, quando le condizione igieniche della città sono disastrose tanto da scatenare un’epidemia colerica; infine il 1980, anno del devastante terremoto.
Ma credenti o scettici, ciò che davvero conta in tal giorno, è il ricordo, trasmesso per eredità familiare, di un santo che protegge, rassicura, sostiene, conforta. Perché è proprio questo che il famoso vescovo “certifica” in vita: testimoniare il potere rasserenante della fede e la sua forza propulsiva contro ogni avversità.
Come mostra lo splendido dipinto del pittore Jusepe de Ribera (detto lo Spagnoletto), risalente al 1646 e conservato proprio nella cappella del Duomo che accoglierà la celebrazione, San Gennaro mostra tutto il suo essere UOMO di Dio, anche nei momenti di straziante difficoltà. L’opera è intitolata “San Gennaro esce illeso dalla fornace” e rappresenta,secondo la tradizione agiografica, un episodio della sua vita. Il vescovo, recatosi a Nola per diffondere la dottrina cristiana, è fermato da Timoteo, rappresentante del sanguinario imperatore Diocleziano, il quale lo intima di convertirsi al paganesimo,pena la sua morte. Ma l’irremovibile fiducia in Dio, la certezza di dover compiere la Sua sola volontà, lo portano a ricevere pesanti supplizi: dapprima lo si trafigge con numerosi coltelli, poi, scoperto incolume, lo si costringe a bruciare in una fornace ardente. Ma, nello sgomento e spavento generale, in un vortice di reazioni ed emozioni, ben rappresentate nei volti ed espressioni dei personaggi del dipinto, il vescovo avanza,seppur legato da spesse funi, mostrando il miracolo della sua sopravvivenza.
Credo sia importante soffermarci proprio su questo STUPORE,che il Ribera ha energicamente sottolineato, nel constatare quanta VITA può esserci in chi si affida completamente al volere di Dio,soprattutto nell’ora di una durissima prova. E allora anche lo scioglimento del sangue va atteso con lo stesso spirito: rendiamoci partecipi del miracolo, ma attivamente, dimostrando, come San Gennaro, che essere al Suo servizio vuol dire ACCETTARE la Sua logica,che è sempre di VITA, mai di morte.
Francesca Costantino