Il 23 settembre 1985 veniva ucciso Giancarlo Siani, il giovane giornalista napoletano collaboratore de “Il Mattino”. Vittima della camorra a soli 26 anni, Siani sin dal primo periodo della sua attività giornalistica si mostrò particolarmente attento alle dinamiche interne delle organizzazioni camorristiche. Studiò le logiche perverse adottate dai clan, fermamente deciso a smascherarne le illecite modalità di azione.
Con le sue inchieste meticolose e approfondite fu additato come personaggio scomodo per la camorra, che presto ne decise l’assassinio.
Oggi, dopo 28 anni, il ricordo del sacrificio di Giancarlo Siani è più vivo che mai soprattutto per la sua città, Napoli. La sua auto, la famosa Citroën Mehari, oggi ha attraversato il centro per dirigersi in via Chiatamonte, sede del noto quotidiano partenopeo a cui Siani ha dedicato i suoi ultimi giorni, facendo sosta presso il liceo “Gianbattista Vico” dove ha avuto inizio la formazione del giornalista.
La Mehari è da considerarsi simbolo concreto di “legalità” e “democrazia”, due principi essenziali per i quali Siani ha immolato la propria vita.
Tante le personalità che si sono battute nell’intento di demistificare la torbida realtà delle mafie fino a pagare col sangue il loro impegno. È per il valore di uomini e donne il cui unico limite è stato il coraggio di cercare e informare che non bisogna mai sospendere il ricordo.
Giovanna Corsale