Non basta vivere lontani dai roghi tossici per garantirsi una vita serena. Cooperazione, collaborazione, senso civico, corresponsabilità per combattere un male che coinvolge tutti
La Redazione – Gli occhi dell’intero Paese guardano alla nostra Regione, a quella amara provincia di Caserta contaminata da roghi tossici e dai rifiuti interrati di cui ogni tanto emerge notizia, in modo particolare nell’ultimo periodo. L’attenzione sulla Campania inquinata è forte, ormai da tempo, e per motivi diversi: i cumuli di immondizia che bruciano e hanno bruciato negli anni, le numerose aree industriali dismesse, quelle in attesa di riconversione, aree industriali in attività o comunque oggetto di incidenti con particolari ricadute sull’ambiente.
Per buona parte della stagione estiva il quotidiano cattolico Avvenire ha pubblicato l’approfondimento Terra dei fuochi: uno spazio di denuncia e di verità che ha monitorato ogni giorno l’emergenza dell’agro aversano; il dossier, attraverso dati numerici e le storie delle vittime della barbarie ambientale ha fatto sì che la riflessione e la provocazione si estendesse al territorio nazionale. Sulla stessa linea (e da tempo) si muovono blog, giornali campani e siti specifici curati da Associazioni ed Enti. I casi di tumori, anche tra la popolazione più giovane, sono in aumento e la soluzione sembra non essere nell’estinzione di un fuoco, o nella rimozione di rifiuti interrati: le falde acquifere sono contaminate e così il terreno su cui sono piantate le verdure e la frutta che giunge anche nei comuni dell’Alto Casertano. L’aria pesa di piombo, o peggio, dell’odore acre di qualsiasi fibra che brucia fuori, e dentro i polmoni della gente.
Il Ministero della Salute ha diffuso da tempo la lista dei comuni “a rischio”; nessuno dei centri dell’Alto Casertano è segnalato, tuttavia i casi di tumore diffusi tra i residenti della piana del Medio Volturno e del Matese è pari a quella della media nazionale e si avvicina molto a quella delle aree contaminate. L’isola felice – dell’aria e dell’acqua sane – sembra dunque non esistere. Godere di un paesaggio apparentemente intatto, dove la natura si manifesta ancora con rigogliosa forza, non equivale a godere della buona salute di questo paesaggio. E’ presto per servirsi dei dati di un registro dei tumori, ma i casi segnalati in tutto l’Alto Casertano sono sintomatici che qualcosa ha toccato anche noi.
L’immenso villaggio globale in cui risiediamo ci rende facilmente cittadini di Letino e contemporaneamente di Aversa, Santa Maria C.V., Caserta. I mercati ortofrutticoli del casertano servono ormai da diversi decenni anche i nostri mercati e i negozi dei nostri quartieri. Forse perchè in zona abbiamo smesso di produrre e commerciare la buona frutta e la buona verdura. Qualche eccezione si ravvisa per le carni locali qualora agli animali vengano somministrati cibi di qualità.
La natura ancora selvaggia della nostra terra, talvolta impervia e inaccessibile sembra essere la discarica ideale (al riparo da occhi indiscreti), un sicuro rifugio per ogni tipo di rifiuto da smaltire: dalle carcasse di animali ammalati lasciate lungo il Volturno, ai cumuli di pneumatici; e poi pannelli di amianto, batterie di auto o mezzi agricoli, vecchie televisioni e monitor (i cui schermi e tubi catodici contengono piombo, mercurio e cromo esavalente), bombolette spray e frigoriferi.
Più volte negli ultimi anni le Forze dell’Ordine, in particolare i Carabinieri, hanno denunciato discariche a cielo aperto, colto in flagranza persone in procinto di lasciare una ferita su questa terra; tra i casi segnalati anche il tentativo di nascondere nel sottosuolo ben più pericoloso materiale.
L’isola felice, di cui continuamente si propone la qualità dell’aria, dell’acqua, della vita; di cui si propongono cibi e pietanze in occasione di sagre, manifestazioni, forse non c’è o rischia di essere sommersa. Tanto vale per la politica di qualche chilometro più distante, che giunge in queste terre per promuoversi promettendo il classico rilancio e ritorno d’immagine dei nostri luoghi “grazie alle caratteristiche naturali di cui gode”. Ma chi davvero promuove il commercio e l’incremento dell’agricoltura locale? Quali piani, quali cooperative, quali consorzi tra gli agricoltori dell’Alto Casertano? O meglio, quale politica di informazione per facilitare la nascita di imprese locali all’altezza di produrre e commerciare prodotti di buona qualità? I giovani agricoltori e produttori locali faticano non poco a districarsi nel polverone burocratico che impedisce o frena l’intuito, la volontà e l’ingegno che garantirebbe il successo di un’economia “fatta in casa”, una garanzia per la salute di tutti.
Il prossimo 12 ottobre si terrà il V convegno di Medicina del Dolore nell’Alto Casertano, dove – oltre ad analizzare i casi, le dinamiche di assistenza nelle cure palliative – prevarrà l’appello al territorio, alle Associazioni, alla politica, ai responsabili della res publica, per cooperare al fine di prevenire perchè il bene-essere delle persone è una responsabilità comune.
Lo stesso concetto, richiamato da S. E. Mons. Valentino Di Cerbo domenica scorsa, incontrando diverse comunità parrocchiali della Diocesi: amministrare il patrimonio che il Creatore ha posto nelle mani dell’uomo significa affiancarsi a Dio nell’azione di custodia del Creato, partecipare ad un disegno e un progetto di grande umanità e di servizio per gli uomini. “Troppo dolore, troppe sofferenze, tanti mali continuano a segnare le nostre famiglie”. Ci scandalizza che a Valle Agricola (paese a 691 mt s.l.m.) ci sono stati e ci sono casi di tumore al polmone, o su tutto il territorio decine di tumori al colon-retto, mentre è di stamane la notizia che a Caivano, in un terreno destinato alla produzione di broccoli, siano stati rinvenuti dei fusti a 5 metri di profondità, ormai distrutti dai quali è fuoriuscito veleno.
Le immagini allegate a questo articolo, fanno riferimento allo stabilimento Moccia di Alvignano, dove per decenni sono stati prodotti laterizi. Si tratta di una fabbrica ormai dismessa che pur avendo dato lavoro e pane a molti cittadini, ha dato altrettanta preoccupazione. Un’area di cui si promuove continuamente la riqualificazione, ma che di fatto marcisce nel tempo, a poche decine di metri dalle case. Lamiere, ruggine la fanno da padrone mentre l’amianto delle coperture è stato “recuperato” solo pochi anni fa.
Arriva anche quest’anno la campagna di Legambiente Puliamo il Mondo (e perchè non “Godiamo il Mondo”?), quasi a confermare l’idea che il mondo è sporco, contaminato, malato. Piccole azioni di sensibilizzazione si diffondono sul territorio, coinvolgendo in particolare le giovani generazioni. Può bastare? E’ un buon inizio, è un segno di affezione e di premura nei confronti della terra che abitiamo, peccato però dover dedicare una giornata a pulire piuttosto che godere insieme di un ambiente incontaminato.
Puliamo il mondo 2013 SCARICA LA LOCANDINA DELL’INIZIATIVA DEL COMUNE DI PIEDIMONTE MATESE