La Diocesi ricorda il patrono della città e compatrono diocesano. La presenza del Cardinale Comastri impreziosisce la festa attraverso una forte riflessione sul valore dell’Eucarestia
La Redazione – Nella festa di Santo Stefano Menecillo, patrono di Caiazzo e compatrono diocesano, la riflessione del Cardinale Angelo Comastri, che ha presieduto la Celebrazione ha avuto come riferimento costante il valore dell’Eucarestia, sia nella vita del Santo che in quella di altri testimoni della fede. Gli anni del vescovo Stefano a Caiazzo, sono tempi di vigore, di luce, di fede autentica per la popolazione: diversi gli episodi miracolosi attribuiti alla sua presenza. “Dall’eucarestia – così il Cardinale ha ricordato Santo Stefano – riceveva la forza per essere luce in questa terra, in questa Diocesi”. Si ricorda infatti l’episodio del calice di vetro usato durante la celebrazione, frantumato da un diacono che si ricompose nelle mani del Vescovo e poi il crollo di una colonna nell’antica Cattedrale gremita di fedeli, durante una celebrazione pasquale, che non fece alcun ferito: “evidentemente era un uomo straordinario, e la sua forza veniva dall’Eucarestia”. Da qui l’invito del Cardinale a riscoprire la preziosità del corpo di Cristo spezzato per gli uomini.
Accolto in Piazza Porta Vetere da S. E. Mons. Valentino Di Cerbo, il sindaco della città Tommaso Sgueglia, l’assessore provinciale Stefano Giaquinto e i sindaci di Castel Campagnano e Raviscanina, oltre che dalla folla dei fedeli, il Cardinale Comastri è giunto in Piazza Santo Stefano e qui sul sagrato della Concattedrale ha ricevuto il saluto ufficiale della città. All’inizio della messa, il saluto del Vescovo e il benvenuto a Comastri ringraziandolo per la premura e l’immediata disponibilità ad accogliere l’invito ad essere presente in Diocesi ormai per la terza volta. E’ toccato al Vicario generale, Mons. Alfonso Caso dare lettura del Decreto che solo pochi mesi fa ha conferito il titolo di Basilica Minore alla chiesa già dedicata a Santo Stefano Menecillo.
Nell’omelia, citando Padre Pio e Madre Teresa di Calcutta, Comastri ha fatto riferimento al loro rapporto con il corpo di Cristo e la loro volontà perché la gente ne comprendesse il senso più autentico: “Nel cenacolo, prima di morire, Gesù ci ha lasciato un comandamento che ci distingue da tutti gli altri popoli, da tutte le religioni. Il comandamento dell’amore, dunque non un suggerimento, ma il comandamento Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”. Una provocazione forte per gli uomini di ogni tempo: come è possibile amare alla maniera in cui lo ha fatto Gesù? E’ la domanda che il Cardinale ha posto all’assemblea riunita. La risposta sta nell’Eucarestia “che diventa pane, nutrimento, alimento della nostra debolezza affinchè noi possiamo amare come ama Dio”. Un’esperienza che Comastri ha posto nei termini di “sfida cristiana”, l’esperienza cioè che fa di uomini e donne veri testimoni di Cristo.
Ricordando Giovanni Paolo II che nel 1981 perdonò i suoi attentatori; Massimiliano Kolbe che nel 1941 scelse di morire in un campo di concentramento al posto di un altro uomo; Maria Goretti che la notte del 5 luglio del 1902 perdonò il suo assassino; Cristo sul calvario che chiede al Padre di perdonare i suoi uccisori, le parole del Cardinale Angelo Comastri riconducono al concetto di amore e di perdono che solo dall’eucarestia possono generarsi: “Ogni volta che ci accostiamo all’Eucarestia ci immergiamo nella carità. E se non facciamo resistenza veniamo contagiati da questo amore per diventare il popolo nuovo, il popolo del comandamento dell’amore”. Prosegue il racconto della vita di numerosi testimoni, ancorati a Cristo attraverso la comunione al suo corpo: il Curato d’Ars, San Damiano de Veuster, Francesco Saverio Van Thuan, don Pino Puglisi, uomini in grado di contagiare con l’amore le persone incontrate lungo il cammino, anche i nemici: modelli concreti di esperienza cristiana. Il Cardinale è ritornato sulla vita di Santo Stefano che seppe appassionare il suo popolo alla preghiera attraverso l’incontro quotidiano con l’Eucarestia. E poi l’invito a riscoprirne anche oggi la preziosità “per la pace dei nostri cuori, delle nostre famiglie, delle nostre comunità, e attraverso di noi, per la pace del mondo intero”.