La Redazione – Oltre al grande spavento per un un evento naturale imprevedibile, ciò che ha caratterizzato questo sisma è la (per fortuna) pochezza dei danni, quasi nulli a dispetto della magnitudo di 4.9 gradi sulla scala Richter. O almeno per ora questo è il dato che emerge dai sopralluoghi ancora in corso sul territorio. E in molti se ne sono domandati il motivo.
Domenico Angelone, presidente dell’Ordine dei Geologi del Molise, regione in cui il sisma pure si è fatto sentire, si trova a Piedimonte Matese, e parla dell’imprevedibilità dei sismi, spiegando che in ciascuno di essi sono tanti i fattori che entrano in gioco per quanto concerne i danni provocati. Non è solo la magnitudo infatti l’elemento principale, spiega Angeloni, per misurare le conseguenze disastrose di un terremoto in un luogo abitato. Ciò che conta è anche la tipologia della scossa e la sua durata, ma anche i luoghi dove si trovano i fabbricati e soprattutto la qualità di questi. Quel che viene perciò da pensare, a questo punto, è che il livello strutturale degli edifici piedimontesi sia tale da aver impedito un facile sgretolamento degli stessi a seguito delle oscillazioni del terreno, unito probabilmente anche a una durata contenuta del fenomeno. Stessa sorte non è toccata invece ai palazzi più vecchi della città, gli unici, se non per poche eccezioni, ad aver subito i danni peggiori. Guardare quelle crepe su chiese o antichi palazzi mette i brividi, come se un pezzo della nostra identità si fosse crepato con loro.
Nella foto, una crepa nel fianco del santuario di Ave Gratia Plena.
Io sono convinto che è stata solo la breve durata a non causare danni e ancora “peggio”, altro che gli edifici!
Sempre catastrofico. Adesso non mi risponda che aspetta un terremoto più forte per vedere se ha ragione.
Già Ranieri…sono in molti a ritenersi fortunati per via della durata del sisma.
10-12 secondi in più cosa avrebbero provocato?
comunque l’osservazione fatta ha del vero e non capisco perchè nel riportare di quanti gradi è il sisma non si riferisce pure della durata