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Quei botti sparati a Capodanno. Ecco cosa è accaduto…

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La diossina dei botti? Vale 120 inceneritori

Passate le feste, siamo sempre in tempo a riflettere su alcune cose…curiose

di Francesco Durante, Corriere del Mezzogiorno
Parliamo tanto della Terra dei fuochi, che ci siamo dimenticati dell’esistenza della Terra dei fuochi artificiali. E del fatto che tra l’una e l’altra ci sono tanti, allarmanti punti di contatto. Oggi è il 31 dicembre e tutti sappiamo che cosa succederà a mezzanotte: sarà un grande spettacolo, ma avrà i suoi effetti collaterali e, badate bene, non sto evocando la malaugurata ipotesi che qualcuno si faccia male (o peggio) a causa dei botti o di qualche pallottola vagante.
Parlo di diossina, e più precisamente della quantità di diossina che quella mezz’ora di fuochi d’artificio collettivi sprigionerà nell’aria che respiriamo. C’è chi si è preso la briga di misurarla, e il risultato è piuttosto impressionante.
botti-capodannoUno studio della CEWEP (Confederation of European Waste-to-Energy Plants), citato da Daniele Fortini (già amministratore delegato di ASIA) e Gabriella Corona nel loro libro Rifiuti (XL editore), ci dice infatti che nel Capodanno 2005 i fuochi d’artificio esplosi nella sola città di Napoli hanno rilasciato una quantità di diossina pari a quella prodotta in un anno da 120 inceneritori di rifiuti. Avete letto bene: non uno, non dodici, ma centoventi. Si dirà: le solite esagerazioni su Napoli. Bene, proviamo allora a fornire un altro esempio nel segno della par condicio: secondo l’Agenzia ambientale britannica, i quindici minuti di fuochi artificiali sparati a Londra nel corso delle celebrazioni del millennio (capodanno 2000) hanno prodotto più diossina di quanta ne avrebbe sprigionata un impianto europeo di termovalorizzazione in oltre un secolo.
“Mi sa che più dei rifiuti a inquinare sono le nostre opinioni”, ha scritto Antonio Pascale su La Lettura del Corriere della Sera recensendo proprio il libro di Fortini e Corona, “perché spesso sono espresse senza cognizione di causa”. Ci colpiscono i fatti eccezionali, le denunce a sensazione, meglio se presentate come grandi scoop giornalistici: è il caso delle rivelazioni connesse alle performance televisive di un gentiluomo come Carmine Schiavone – quelle che evocano terrorizzanti “inferni atomici” – ma abbiamo una spiccata tendenza a minimizzare tutto il resto. Fortini, per dire, ci ha ricordato che la seconda fonte d’inquinamento atmosferico in Italia, dopo il traffico automobilistico, è costituita dalle piccole caldaie individuali; a Firenze, per esempio, 150 mila caldaie domestiche inquinano più di 100 termovalorizzatori di media portata.
Il succo del discorso qual è? Il succo è che, ahinoi, la semplice esistenza del genere umano costituisce una formidabile fonte d’inquinamento, e già questa è un’ottima ragione per smettere di sommare all’inquinamento inevitabile anche quello del tutto inutile. Ormai ci sono tante persone che guardano con sospetto il cavolo cappuccio e i broccoli del mercatino sotto casa; e molte di loro continuano magari, con grande convinzione, a opporsi a ogni ipotesi di termovalorizzatore. Io non ho l’autorevolezza per dire che hanno torto. Ma spero che molte di quelle persone, per far mostra di coerenza, scelgano stasera di non dar fuoco alle polveri della santabarbara che, come ogni anno, hanno allestito sul terrazzo di casa.

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