Home Arte e Cultura Sant'Agnese. Donna libera

Sant'Agnese. Donna libera

1177
0

Tenera età, emozioni, speranze, affetti violati: un quadro moderno

di Francesca Costantino – È uno dei trattati più crudi e spietati, dalle parole e contenuti quasi intollerabili . Ne ho letto diverse pagine, nel tentativo di codificare meglio i segni di alcune opere d’arte. È una raccolta di soprusi e violenze, ma altresì un’occasione di redenzione e un elevato esempio di libertà al quale attingere. Lo scrive Sant’Ambrogio, vescovo di Milano, e ha il nome di “Sulle Vergini”, poiché racconta e offre alla conoscenza (e alla coscienza!), le numerose vite di giovani donne martirizzate dagli uomini e dalla storia. Ritrovo anche Sant’Agnese tra le pagine, che la memoria cristiana oggi rievoca e celebra. La storia è quella di una tenerissima età, delle emozioni e speranze ad essa legate, dei desideri e degli affetti violati ma non distrutti. Agnese è poco più di una bambina, ma ha la forza audace di una donna. Ha dodici anni quando ha inizio la tragica persecuzione dei cristiani. Siamo in una Roma del III secolo, tirannica e spietata, che ha conosciuto Cristo e i Suoi rivoluzionari cambiamenti e ha perciò paura di perdere imperiali e potenti certezze. I genitori di Agnese sono patrizi ma educano la loro figlia seguendo  solidi principi cristiani. Quest’ultima, infatti, decide di approfondire e vivere, con serenità e gioiosa  testimonianza, la sua fede, promettendo di alimentarla sempre, anche a costo di negare la sua stessa vita. E tale forza, tale coraggio e veemenza sono confermati quando la perseguitata diventa lei; è lei a dover rinnegare, ripudiare, disconoscere quel Dio al quale si sente legata a doppio filo, indissolubilmente. Voglio riportare di seguito le parole di Sant’Ambrogio, che meglio descrivono passaggi successivi che possiamo solo immaginare.
Agnese (santa)2“Agnese invece rimane impavida fra le mani del carnefici, tinte del suo sangue. Se ne sta salda sotto il peso delle catene e offre poi tutta la sua persona alla spada del carnefice, ignara di che cosa sia il morire, ma pur già pronta alla morte. Trascinata a viva forza all’altare degli dei e posta fra i carboni accesi, tende le mani a Cristo […]Non era ancora capace di subire tormenti, eppure era già matura per la vittoria. Fu difficile la lotta, ma facile la corona. La tenera età diede una perfetta lezione di fortezza. Una sposa novella non andrebbe si rapida alle nozze come questa vergine andò al luogo del supplizio: gioiosa, agile, con il capo adorno non di corone, ma del Cristo, non di fiori, ma di nobili virtù.[..]. Stupirono tutti che già fosse testimone della divinità colei che per l’età non poteva ancora essere arbitra di sé. Infine fece sì che si credesse alla sua testimonianza in favore di Dio, lei, cui ancora non si sarebbe creduto se avesse testimoniato in favore di uomini. A quali terribili minacce non ricorse il magistrato, per spaventarla, a quali dolci lusinghe per convincerla, e di quanti aspiranti alla sua mano non le parlò per farla recedere dal suo proposito! Ma essa: “E’ un’offesa allo Sposo attendere un amante. Mi avrà chi mi ha scelta per primo. Carnefice, perché indugi? Perisca questo corpo: esso può essere amato e desiderato, ma io non lo voglio”. Stette ferma, pregò, chinò la testa. Avresti potuto vedere il carnefice trepidare, come se il condannato fosse lui, tremare la destra del boia, impallidire il volto di chi temeva il pericolo altrui, mentre la fanciulla non temeva il proprio”.
Oltre a numerosi dipinti che la ritraggono, Sant’Agnese assume le fattezza marmoree in un’opera del 1863 di Giosuè Argenti. Essa è collocata sul fronte sud di una delle cattedrali gotiche più belle al mondo: il Duomo di Milano. È parte integrante del programma iconografico che, immagine del Paradiso, intende esprimersi attraverso patriarchi e profeti, martiri e santi  che indicano all’uomo il modo di essere redenti e guidati verso il cielo dalla Vergine Maria, collocata nel punto più alto del tempio.
Agnese è chiaramente ritratta come una giovanissima donna, dal tenero incarnato e dalle armoniche proporzioni. Stringe tra le braccia un agnellino, simbolo del suo innocente sacrificio e della sua divina mitezza.
E , senza troppe forzature, penso alle, ormai innumerevoli, giovani donne offese e violate, quelle dei nostri tempi, spesso non così forti , mai per loro volontà….le aiuti Sant’Agnese a scoprire la fortezza di chi si affida ad un amore sano e autentico.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.