Dal cancello secondario e Di pura razza italiana, questi gli spunti da cui sono partiti pensieri e riflessioni nell’incontro che si è tenuto oggi pomeriggio per ricordare le vittime della Shoah
Vincenzo Corbo – Discreta partecipazione all’evento organizzato a Piedimonte Matese per la ricorrenza della Giornata della Memoria. Nel pomeriggio, alle ore 18.00, presso l’Auditorium di San Domenico c’è stata la proiezione del documentario “Dal cancello secondario“ e la presentazione del libro, “Di pura razza italiana”, che vuole essere un’inchiesta molto interessante sulle origini e sulle conseguenze delle leggi razziali in Italia adottate dal regime fascista.
Il documentario, che presenta le testimonianze di ebrei napoletani scampati alla morte, prende il titolo dal reale cancello secondario che serviva a una classe di dieci bambini ebrei, dai 6 ai 10 anni, per entrare ed uscire da scuola perché costretti dalle leggi a non avere alcun tipo di contatto con i bambini di religione cattolica. La scuola di cui si parla è l’Istituto Vanvitelli di Napoli, il cui direttore pensò di creare una classe singola per i bambini ebrei dopo l’emanazione delle leggi razziali. Il resto dei ragazzi, che non poté proseguire gli studi negli istituti nazionali, si riunì, insieme a docenti di religione ebraica, in privato per non smettere di imparare.
Stando a quanto riportato in diversi archivi e nelle testimonianze del suddetto documentario, non c’è stato un forte accanimento da parte del popolo italiano nei confronti dei concittadini ebrei. Eppure il libro, Di pura razza italiana (di Mario Avagliano e Marco Palmieri), ha voluto portare avanti la tesi opposta, forse riuscendoci poco, sostenendo che questo accanimento c’è stato. Tra le pagine si può leggere che la quasi totalità della legislatura italiana si allineò sulla striscia della negatività: molti fecero addirittura ricerche sempre più profonde, sempre più zelanti, per trovare notizie sempre maggiori che potessero andare a sfavore dei perseguitati. Nel testo si parla anche di persone che fecero errori di gioventù, come per esempio ragazzi e studenti universitari che scrivevano articoli “di carattere squallido”, per riportare le parole di un testimone napoletano, contro gli ebrei e che si battevano per le leggi razziali.
Il libro si ferma al 1943, quando il Fascismo era ormai in declino.