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Visita Pastorale. Ecco cosa accade…

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Dalla parrocchia di San Pietro in Alvignano prosegue il cammino per le strade della Diocesi. “Riflessioni a margine”

La Redazione – Che la visita pastorale potesse rappresentare qualcosa di diverso rispetto alla “normale quotidianità” delle parrocchie, lo si sapeva: un Vescovo che sosta per una settimana, nello stesso luogo, spesso con un gruppo affiatato di collaboratori parrocchiali, una équipe poco comune che entra ed esce da una chiesa per muoversi sul territorio in cerca di dialogo e di domande, di interlocutori, di provocazioni, sorprende e accende di curiosità. Un movimento “dentro, fuori, dentro”, quel “prendere e portare” che Papa Francesco nell’esortazione Evangelii Gaudium amorevolmente pretende da chi ha scelto di essere responsabilmente impegnato nella Chiesa. Numerose le visite agli ammalati; tre centri di ascolto in cui il numero dei partecipanti è cresciuto sempre di più, come se un silenzioso e costante passaparola abbia accompagnato il programma messo in piedi dal parroco don Pasquale Rubino e dai collaboratori.
valentino di cerbo - studenti (2)Fino all’incontro con i ragazzi delle scuole medie e gli studenti del Liceo delle Scienze Umane.
Tutte occasioni per entrare “in contatto”. Il dialogo è partito, le braccia si sono spalancate.
Intenso lo scambio di esperienze, di preoccupazioni, di sogni, di speranza: un vescovo, un prete e poi uomini e donne, bambini, ragazzi. Tra di essi, la richiesta di pregare gli uni per gli altri.
E’ l’esperienza di Chiesa; una chiesa, madre che ama, inciampa, si rialza, accoglie, ascolta, resta muta in attesa di qualcuno che fraternamente trovi il coraggio di osare la correzione fraterna.
Ecco come si traduce, nello spazio veloce e sfuggente del web, una settimana di visita pastorale (che lentamente interesserà tutta la Diocesi): quasi come lanciare un sasso, che tonfamente rompe lo specchio dell’acqua stagnante ma rivela il suo “effetto” nell’armonia dei cerchi concentrici che si aprono e si allargano, muovendo lo stagno grigio, troppe volte immagine di una quotidianità comoda e ferma, e noiosa.
valentino di cerbo - studenti (1)Fondamentale il confronto con le giovani generazioni che chiedono alla Chiesa-madre di entusiasmare, di affascinare, di coinvolgere con proposte nuove e competitive. Fondamentale le risposte date in cambio, quelle cioè che invitano ad amare una madre, di cui siamo figli per mezzo del battesimo; una madre che attende e spera nella collaborazione dei suoi figli, senza giudicarli, perché quando si ama ci si perdona a vicenda.
Il confronto che Mons. Di Cerbo ha avuto con le numerose persone nella settimana appena trascorsa ha acceso speranze, ma soprattutto alimentato la fiducia reciproca che ogni esperienza ecclesiale, se finalizzata, al bene delle comunità, al coinvolgimento dei giovani, alla vicinanza alle famiglie e alle persone sole, allora non muore.
Il “dentro, fuori, dentro” chiama i battezzati ad un vorticoso movimento che attinge all’eucarestia e si riversa per le strade, oltre i campanili e le  mura (di mattoni) delle chiese a farsi “pane” per gli altri, a farsi dono, ad essere vicini, a donare del tempo.
Un invito simile il Vescovo lo ha rivolto ai giovani del Liceo Pedagogico incontrati sabato (che ha già tante altre volte incontrati), quello cioè di “puntare alle stelle” e non accontentarsi di apparire “contraffatti” e “omologati” come impone spesso il costume del momento: puntare in alto e rendersi protagonisti, anche nella chiesa-madre, di idee, iniziative, nove avventure. In fondo si tratta di giocare in casa.

Ai sacerdoti, da parte dei giovani, l’invito a strizzare più spesso l’occhio e allungare una mano.

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