Il Fatto Quotidiano pubblica oggi la notizia secondo cui i due marchi non comprano più frutta e ortaggi nell’area del casertano e del napoletano, in un perimetro che comprende un territorio vastissimo. Gli agricoltori però protestano: “Colpite anche le produzioni sane, solo un’operazione di marketing”
Da ilfattoquotidiano.it – Le grandi aziende in fuga dalla provincia di Napoli e Caserta. Ma più che una minaccia, somiglia a un annuncio precauzionale. Un marchio, “Terra dei fuochi”, affibbiato a un intero territorio, usato con logica generalizzante, rischia di distruggere il settore agricolo, tra i motori economici dell’intera area.
Un documento dello scorso dicembre firmato dal responsabile dell’area acquisti del settore agricolo della Findus, spiega: “C’è un’area della Campania nella quale sono vietate tutte le coltivazioni senza deroghe possibili”. In allegato al documento c’è una foto in cui è delimitata l’area in questione: così vasta da ricomprendere la provincia di Caserta e quella di Napoli, lato mare, da Mondragone fino a Licola, e nella parte interna, da Capua fino a Nola.
Abbiamo chiesto alla Findus in via ufficiale se il perimetro delimitato è basato su analisi scientifiche o unicamente sulla generalizzata dicitura ‘Terra dei fuochi’. Ecco la risposta via email: “Non abbiamo mai acquistato prodotti ortofrutticoli nella cosiddetta ‘Terra dei fuochi’. In via preventiva, abbiamo recentemente deciso di limitare ulteriormente le aree di approvvigionamento nella Regione Campania di patate e verze”.
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