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Papa Francesco. Verso la Giornata Mondiale della Gioventù 2014

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Come ogni anno, la Domenica delle Palme rappresenta uno dei momenti più forti d’incontro tra il Ponteficie e i suoi giovani. La prossima Giornata della Gioventù – 13 aprile 2014 – segna una tappa fondamentale verso la Giornata Mondiale di Cracovia del 2016

“In un tempo in cui tante persone soffrono a causa della crisi economica”, Papa Francesco si rivolge ai giovani e propone loro il binomio che “può sembrare fuori luogo” della “povertà e felicità”. Lo fa scegliendo per quest’anno come tema della Giornata della gioventù e come tappa di preparazione verso l’appuntamento di Cracovia 2016, la prima delle tre Beatitudine scelte come meditazione in questi anni verso la Gmg: “Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli” (Mt 5,3) (IL MESSAGGIO COMPLETO_Clicca).
Le altre due sono per il 2015 “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” e per il 2016 “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”. Ai giovani il Papa chiede che la “povertà in spirito si trasformi in stile di vita, incida concretamente nella nostra esistenza”. Ma come? “Prima di tutto – scrive il Papa nel messaggio diffuso oggi – cercate di essere liberi nei confronti delle cose”. “Si tratta – spiega – di cercare l’essenzialità, di imparare a spogliarci di tante cose superflue e inutili che ci soffocano. Distacchiamoci dalla brama di avere, dal denaro idolatrato e poi sprecato”. D’altronde è anche la congiuntura economica a chiedere un cambio di mentalità. “Anche per superare la crisi economica – scrive infatti Papa Francesco – bisogna essere pronti a cambiare stile di vita, a evitare i tanti sprechi.
francesco_papaCosì come è necessario il coraggio della felicità, ci vuole anche il coraggio della sobrietà”.
Per vivere la Beatitudine dei “poveri in spirito”, il Papa invita i giovani ad una “conversione per quanto riguarda i poveri”. E aggiunge: “A voi giovani affido in modo particolare il compito di rimettere al centro della cultura umana la solidarietà. Di fronte a vecchie e nuove forme di povertà – la disoccupazione, l’emigrazione, tante dipendenze di vario tipo -, abbiamo il dovere di essere vigilanti e consapevoli, vincendo la tentazione dell’indifferenza. Pensiamo anche a coloro che non si sentono amati, non hanno speranza per il futuro, rinunciano a impegnarsi nella vita perché sono scoraggiati, delusi, intimoriti. Dobbiamo imparare a stare con i poveri. Non riempiamoci la bocca di belle parole sui poveri! Incontriamoli, guardiamoli negli occhi, ascoltiamoli. I poveri sono per noi un’occasione concreta di incontrare Cristo stesso, di toccare la sua carne sofferente”. Ma i poveri, prosegue Papa Bergoglio, “non sono soltanto persone alle quali possiamo dare qualcosa. Anche loro hanno tanto da offrirci, da insegnarci. Abbiamo tanto da imparare dalla saggezza dei poveri!”. “In un certo senso i poveri sono come maestri per noi. Ci insegnano che una persona non vale per quanto possiede, per quanto ha sul conto in banca”.
Nel messaggio il Papa spiega ai giovani perché ha scelto le Beatitudini come tappe di preparazione alla Gmg 2016. “Le Beatitudini di Gesù – scrive – sono portatrici di una novità rivoluzionaria, di un modello di felicità opposto a quello che di solito viene comunicato dai media, dal pensiero dominante”. E poi rivolgendosi ai giovani, chiede: “Beati vuol dire felici. Ditemi: voi aspirate davvero alla felicità? In un tempo in cui si è attratti da tante parvenze di felicità, si rischia di accontentarsi di poco, di avere un’idea “in piccolo” della vita. Aspirate invece a cose grandi! Allargate i vostri cuori!”. E aggiunge: “Se veramente fate emergere le aspirazioni più profonde del vostro cuore, vi renderete conto che in voi c’è un desiderio inestinguibile di felicità, e questo vi permetterà di smascherare e respingere le tante offerte ‘a basso prezzo’ che trovate intorno a voi. Quando cerchiamo il successo, il piacere, l’avere in modo egoistico e ne facciamo degli idoli, possiamo anche provare momenti di ebbrezza, un falso senso di appagamento; ma alla fine diventiamo schiavi, non siamo mai soddisfatti, siamo spinti a cercare sempre di più. È molto triste vedere una gioventù ‘sazia’, ma debole”.

Fonte Agensir

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