Gli ultimi giorni stanno portando alla luce la volontà di una buona parte di residenti svizzeri a “chiudere le porte” ai lavoratori stranieri
La Redazione – Sono ormai diversi anni che la crisi in Italia attanaglia sempre più i cittadini, che pur rischiando di perdere quel poco che hanno nella propria terra vanno verso mete lontane e vicine. Una di queste è la Svizzera, che ha offerto, e tutt’ora oggi lo fa, asilo e lavoro a milioni di italiani (facendo riferimento all’intero secolo scorso). Quanti giovani alla ricerca di un lavoro e di un futuro migliore stanno abbandonando la nostra bella Italia? E ancor più grave: quanti padri lasciano mogli e figli e partono?
Per non parlare poi dei frontalieri, che ogni giorno si recano a lavoro in Svizzera ma abitano in Italia. Secondo la Statistica dei Frontalieri STAF, UST, oggi i frontalieri italiani nel canton ticino sono oltre 65.000, il 4,7 % in più rispetto al 2012, il doppio rispetto a 5 anni fa e sono oltre un terzo della forza lavoro complessiva. La ragione per la quale gli italiani sono in maggioranza potrebbe essere ricercata nel fatto che essi accettano stipendi “molto bassi” (se rapportati al tenore di vita svizzero), addirittura inferiori al sussidio per i disoccupati svizzeri che ammonta a circa 2000 €.
Ora con questo Referendum il 50,3% degli elevtici ha detto sì ad un tetto da porre all’immigrazione e il Governo dovrà mettere in atto le misure necessarie entro tre anni. Ma sicuro che chiudendo le porte essi avranno solo vantaggi? Già una delle conseguenze è il rimettere in discussione i rapporti con l’Europa e uno dei primi effetti, negativi da un lato e positivi dall’altro, sta nel divieto, per gli immigrati, di portare con sé le rispettive famiglie.
Ma a questo punto la domanda sorge spontanea: è giusto addossare le colpe alla Svizzera per un eventuale ed ulteriore aumento della disoccupazione italiana oppure bisogna fare e far fare qualcosa alla nostra cara nazione Italia?
(Clarus si è occupato di emigrazione dal nostro territorio nel mensile di settembre 2013 portando l’esempio delle numerose famiglie del piccolo comune di Baia e Latina partite per la Svizzera. CLICCA).
