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Baia e Latina. La campagna ambientalista che non basta. Sicurezza per la rete idrica del territorio

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Da diverse aziende locali la richiesta di allaccio alla rete idrica comunale. Troppi i pozzi artesiani “illegali”. L’attenzione delle locali autorità alle tubature in amianto

La Redazione – Da Baia e Latina si alza la proposta di chiedere agli orgnai regionali competenti il rifacimento della conduttura idrica che attraversa i comuni di Alife, Sant’Angelo, Raviscanina, Ailano, Alvignano, Dragoni, Baia e Latina, Liberi, Castel Di Sasso, Piana di Monte Verna perché il cemento-amianto in cui sono realizzati i 112 km di rete rischia di compromettere la salute dei cittadini nel caso di sua frantumazione; cosa che in una zona a rischio sismico e idrogeologico può facilmente avvenire.
In una lettera indirizzata ai sindaci dei comuni interessati, il sindaco di Baia e Latina, Michele Santoro, lancia un appello affinchè sia garantita la sicurezza dei 23mila cittadini dell’intera area. Una battaglia – così come lui stesso la descrive, che viene da lontano: “Sono anni che noi sindaci della zona reclamiamo la sostituzione di quella condotta”. Tuttavia l’Asl rassicura sui presunti rischi di inquinamento dell’acqua e del pericolo per la salute che comporterebbe la rottura delle tubature: “Ciononostante, in seguito ad alcune mie rimostranze, l’Asl ha gravemente risposto che non c’è nessuna prova fondata che attesti la pericolosità dell’amianto per la salute” in caso di inalazione o assunzione.
Quello del sindaco Michele Santoro non è il primo segno per la tutela e la salvaguardia del territorio: in più occasioni, sia eventi ufficiali che di ordinaria amministrazione, ha palesato la volontà di difendere il territorio dal punto di vista delle risorse ambientali.
Proprio a Baia e Latina, negli ultimi mesi, si è verificata una richiesta maggiore al Comune di contatori idrici da parte di un discreto numero di allevatori: dato che presumibilmente ha riacceso l’attenzione sulle condizioni della rete idrica del territorio; a questo si aggiunge il disagio dovuto ad alcuni guasti che hanno lasciato il paese “a bocca asciutta” per più giorni. Casi che sicuramente hanno spinto il primo cittadino a verificare di persona e riflettere sulle condizioni delle tubature che attraversano tutta l’area.

Il caso nel caso.
POZZO_artesianoTuttavia ambiente, sicurezza, legalità, informazione camminano di pari passo; di qui la riflessione che attinge direttamente alla cronaca degli ultimi mesi. E’ d’obbligo fare qualche passo indietro. A dicembre è scaduta la proroga per la presentazione dell’autodenuncia per quanti avessero realizzato un pozzo artesiano dal 20.08.2007 all’11.06.2012. Considerando che la realizzazione di un pozzo deve essere preceduta da studi geologici, e che l’acqua sotterranea e di superficie appartiene allo Stato, il suo utilizzo va regolarizzato.
Non così per molti dei pozzi delle nostre campagne su cui recentemente sono intervenuti Asl e Arpac (per i controlli di routine su nitriti e nitrati che dal terreno raggiungono le falde) riscontrando la presenza di pozzi mai denunciati, con il rischio per i proprietari di incorrere in pesanti sanzioni (la sanatoria in corso da giugno a dicembre prevedeva una spesa da 3mila a 30mila euro).
Il contraddittorio dov’è? Avere un pozzo in azienda e dichiararne il non-utilizzo (per non incorrere nella multa) vuol dire far morire di sete sia la terra che gli animali di proprietà. Un ragionamento che non torna. Di qui la corsa ad allacciare le proprie condutture alla rete idrica comunale (per garantire spesso un finto approvvigionamento dalla rete pubblica e pagare molto meno di una sanatoria) e di conseguenza, l’attenzione ripetuta delle locali autorità, alle condizioni delle tubature. Nessuno impedisce di pensare che dopo i dovuti controlli, si continui ad utilizzare l’acqua di un pozzo artesiano non dichiarato, risparmiando l’acqua che spetterebbe pagare ad un comune.
La cronaca offre occasione ad una riflessione che va ben oltre il caso “condutture di amianto”. Lavorare per il bene di un territorio e delle sue risorse significa promuovere anche il ruolo sociale di allevatori e agricoltori che da questo terreno traggono sostentamento e ne ricavano prodotti eccellenti (e metterli in mostra fa piacere a tutti, sindaci compresi): sono numerose le aziende agricole e bufaline presenti sul territorio disinformate rispetto alle possibili sanatorie sopra descritte, di cui Regione e Provincia hanno parlato diffusamente. O che forse hanno sottovalutato la vicenda.
Il ruolo educativo di chi amministra talvolta non sta negli appelli (necessari e responsabili – come quello del sindaco Santoro – ma troppe volte inascoltati), quanto nelle premura perché la “propria” gente sia informata, stia al passo con i tempi, non debba rincorrere soluzioni dell’ultimo ora per apparire in regola con le leggi. Il bene comune non è forse prevenzione, informazione, educazione civica?

La lettera del sindaco Michele Santoro. CLICCA QUI

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