Ancora sottovalutato, purtroppo, il fenomeno dei traffici illeciti di opere d’arte e reperti archeologici
di Francesca Costantino – Dopo l’ultimo referendum, la Svizzera ha deciso di ridurre sensibilmente l’immigrazione. Ma c’è una frontiera che resta aperta e che porterà ben presto ad una clamorosa restituzione. Si tratta di 4536 beni (opere d’arte e reperti archeologici) restituiti all’Italia dopo un’inchiesta giudiziaria d’oltralpe che ha riguardato il trasferimento illegale di opere sottratte al patrimonio artistico italiano.
In molte delle procedure in corso, soprattutto a livello internazionale, i protagonisti della vicenda sono parte integrante di vere e proprie organizzazioni criminali, costituite da affaristi senza scrupoli, tombaroli, commercianti d’arte, professionisti altamente specializzati nel campo dei beni culturali, galleristi e dipendenti di istituzioni museali.
Gli scavi clandestini, il furto e il traffico illecito costituiscono un’ingente e sicura fonte di guadagno e speculazione, al pari delle più famose “risorse” della criminalità (penso al traffico di droga, armi o ai rifiuti tossici). Ma ciò che più spaventa è la scarsissima attenzione data a tali problematiche, sia dall’informazione sia dall’opinione pubblica. Quanto è conosciuto il lavoro svolto dagli organi nazionali di Tutela del Patrimonio Culturale e dal Comando Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale? Direi quasi per nulla.
L’Italia, invece, è stata la prima Nazione al mondo a disporre di un reparto di polizia dedicato esclusivamente al contrasto delle archeomafie e del traffico illecito, anticipando di un anno la raccomandazione contenuta nella Convezione UNESCO, firmata a Parigi il 14 novembre 1970. In essa “si invitano gli Stati membri ad adottare le opportune misure per impedire l’acquisizione di beni illecitamente esportati e favorire il recupero di quelli trafugati, nonché a istituire servizi e personale specificatamente addestrato, a cui affidare il compito di assicurare il rispetto e la tutela dei beni d’arte”.
Siamo la Nazione delle contraddizioni e dei paradossi, inutile ribadirlo. Tuttavia più conoscenza e coscienza ci permetterebbe di contrastare, prima a livello culturale, e poi a livello materiale (aiutando le istituzioni preposte) una dispersione intollerabile. Si tratta pur sempre della NOSTRA identità.