Junior MasterChef Italia (Sky Uno) è tutto, tranne che un gioco per ragazzi
Dato il successo del format ufficiale, “MasterChef Italia” non poteva non generare una versione per i più piccini. E così è nato “Junior MasterChef Italia” – in onda dal 13 marzo su Sky Uno – che vede cimentarsi ai fornelli ragazze e ragazzi minorenni. Come nella trasmissione madre, anche in questa versione non ci sono presentatori, i giudici sono i cuochi Bruno Barbieri (già giudice di “MasterChef Italia”), Alessandro Borghese e Lidia (madre di Joe) Bastianich. Il premio finale in palio è una borsa di studio del valore di 15mila euro, più un viaggio a Disneyland Paris con famiglia.
I piccoli cuochi che si cimentano dietro ai fornelli e davanti alle telecamere dovrebbero avere un approccio più giocoso e meno ansioso dei loro colleghi adulti, sempre preoccupati di sfigurare o di non coronare il loro sogno culinario. Il rischio concreto è che i piccoli protagonisti si calino troppo profondamente nella parte e finiscano per imitare gli adulti anche nei loro aspetti peggiori. In questo senso, alcune loro frasi ci mettono sull’avviso. “Voglio dimostrare all’Italia chi sono veramente”. “Oggi è una giornata diversa dalle altre, perché potrei entrare nella storia: vorrei essere ricordato come primo Junior Masterchef d’Italia”. “Anche se ho solo 9 anni, devo essere perfetto”. “Mi piace farmi vedere forte, senza paura e sicura di me”. “Sono triste ora di tornare ai monotoni ritmi di vita”. “Voglio aprire un ristorante senza pizzeria, perché la pizzeria toglie lavoro”. “Questo è il mio biglietto da visita”. “Questa potrà stare nel mio curriculum”. “Questa me la terrò sulla scrivania, perché c’è la firma dei giudici di Masterchef”. “A 12 anni voglio diventare Bruno Barbieri”. “Forse mi credo un po’ bravo”.
Sembra quasi di sentire gli arroganti spacconi stile Briatore che animano altri talent show, come “The Apprentice”, in cui lo spirito di competizione non soltanto è ben accetto ma addirittura esaltato e, quindi, perseguito dai concorrenti oltre qualunque altra priorità. Chissà se i ragazzini protagonisti di “Junior MasterChef Italia” sono così perché hanno dietro genitori che li spingono a vincere a tutti i costi o perché, fin da piccoli, loro stessi sono stati quotidianamente colpiti da massicce dosi di talentismo televisivo che li hanno resi così “competitivi”.
Mamma e papà, assiduamente presenti in studio, li accompagnano con un’apprensione spesso isterica e sembrano disposti a fare di tutto pur di vedere i loro figlio vincitori, senza accontentarsi di aver offerto loro un’occasione di divertimento e, anzi, visibilmente terrorizzati da un eventuale “fallimento” che finirebbe per intaccare pesantemente anche l’autostima genitoriale.
I giurati, dal canto loro, tendono a dimenticarsi di avere a che fare con dei ragazzi e, soprattutto nel caso di Barbieri, tendono a trattarli come trattano gli adulti protagonisti della trasmissione primigenia. Noi spettatori, se da un lato riconosciamo come più naturali e simpatici quelli che risultano un po’ impacciati e che non raggiungono la precisione, dall’altro si preoccupiamo che i meno portati non vengano eccessivamente redarguiti dai severi giudici.
“Junior MasterChef Italia” può anche essere una proposta che ha uno spessore educativo. A patto che i giudici non mettano troppa pressione sui giovani concorrenti e che, come in qualunque attività che ha per protagonisti i minori, riescano a privilegiare la dimensione ludica. Ma è pur sempre una gara, e il volto deluso di chi di puntata in puntata viene eliminato rende conto di quanto i concorrenti siano coinvolti nel programma. Chissà se, al di là di un pizzico di naturale agonismo, i piccoli aspiranti chef in questo programma si divertono davvero.
Marco Deriu