Clarus mensile ha ospitato l’editoriale di Alessandra Buzzetti, vaticanista del Tg5 e ospite in Diocesi per la presentazione del libro Tenacemente Donne. Riproponiamo questa straordinaria riflessione sulla Pasqua anche ai lettori del web. Un susseguirsi di provocazioni che invitano ad un’inversione di tendenza, così come suggerisce Papa Francesco
di Alessandra Buzzetti
“L’alegria del Evangelio”: il segreto per essere felici, per il Papa, è tutto qui, nella letizia che accompagna la vita di chi ha incontrato Gesù. Il titolo originale dell’Esortazione apostolica di Francesco rende ancora più limpida la sorgente e più semplice la strada del rinnovamento profondo che il Papa chiede alla Chiesa. E’ pressante, quasi impetuoso l’invito di Francesco a emanciparsi da tutto ciò che fa da velo alla missione per annunciare il cuore palpitante del Vangelo, fra gli uomini di oggi, così come sono. “Coloro che si lasciano salvare da Gesù sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento – scrive il Papa – Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia” . Francesco mette in guardia i credenti dal rischio di accontentarsi di risposte illusorie al desiderio di felicità del cuore, trasformandosi in persone risentite, scontente, senza vita. In cristiani che vivono la Quaresima, senza la Pasqua.
Il Papa sembra suggerire un test esistenziale per capire se nel nostro animo domini la gioia della Resurrezione o la tristezza di una vita vissuta col freno a mano, imbrigliata in regole di cui si è persa la ragione: è la chiusura, l’ autoreferenzialità di chi si accontenta di pettinare e accarezzare l’unica pecorella rimasta nell’ovile, invece di uscire a cercare le altre 99.
Francesco è il primo a dare l’esempio, ad andare fuori dal recinto per ritrovare le pecore più lontane e quelle smarrite a causa della povertà e dell’emarginazione. Le sue preferite.
Bisogna guardare in azione, oltre che ascoltare, questo Papa per capire cosa significhi quell’opzione preferenziale per i poveri, riaffermata senza tentennamenti nell’Evangelii Gaudium e che gli è costata l’accusa di essere un marxista da parte di alcuni ambienti ultra conservatori americani.
“L’ideologia marxista è sbagliata. Ma nella mia vita ho conosciuto tanti marxisti buoni come persone, e per questo non mi sento offeso” ha replicato senza scomporsi il Papa, ricordando che nell’Esortazione apostolica non c’è nulla che non si ritrovi nella Dottrina sociale della Chiesa.
“Dalla nostra fede in Cristo fattosi povero, e sempre vicino ai poveri e agli esclusi, deriva la preoccupazione per lo sviluppo integrale dei più abbandonati della società” scrive Francesco e spiega che l’inclusione sociale dei poveri è qualcosa di più che una politica sociale, perché è la prospettiva stessa del nostro vivere in società, l’aspetto che continuamente ci ricorda il motivo ultimo per cui esiste la comunità politica.
“Senza l’opzione preferenziale per i più poveri, l’annuncio del Vangelo, che pur è la prima carità, rischia di essere incompreso o di affogare in quel mare di parole a cui l’odierna società della comunicazione quotidianamente ci espone.”
E’ questa la forza della testimonianza di Papa Francesco, che colpisce e interroga anche chi non crede o ha abbandonato la Chiesa: la sua vita a dare carne alle sue parole. E’ impressionante seguirlo, da vicino, nelle visite alle parrocchie di periferia , tra le famiglie che non arrivano alla fine del mese, eppure non rinunciano ad avere dei figli, tra gli immigrati che faticano a ritrovare le condizioni minime per una vita dignitosa, tra i disoccupati e i cassaintegrati, tra gli ammalati: è evidente che il Papa ha bisogno di “toccare la carne più sofferente di Cristo” per sentire su di sé la tenerezza unica delle carezza di Gesù per poter portarla agli altri.
Non è da cambiamenti strutturali, ma da un’esperienza così, dall’aver sperimentato la gratuità dell’amore di Dio che si può iniziare a costruire un mondo nuovo e più solidale, andando controcorrente in una società in cui la parola “solidarietà” sembra diventata una parolaccia. “Quante parole sono diventate scomode per questo sistema! – afferma il Papa – Dà fastidio che si parli di etica, dà fastidio che si parli di solidarietà mondiale, dà fastidio che si parli di distribuzione dei beni, dà fastidio che si parli di difendere i posti di lavoro, dà fastidio che si parli della dignità dei deboli, dà fastidio che si parli di un Dio che esige un impegno per la giustizia.”
A essere sinceri, a chi non è mai accaduto di provare fastidio nei confronti di chi ci ricorda il grido di giustizia e dignità dei più sfortunati? Non è facile essere leali col proprio cuore e lasciarsi provocare fino in fondo quando incontriamo il bisogno di qualcuno nel pianerottolo di casa, non in periferie sperdute. Quante volte resistiamo al cambiamento suscitato dall’incontro con chi chiede un aiuto! La carità, il gesto semplice dell’elemosina che la Chiesa suggerisce in Quaresima è una grande opportunità per scoprire ciò di cui abbiamo davvero bisogno per vivere: la Pasqua del cuore… perché solo un animo lieto e colmo di gratitudine è capace di donare e di donarsi, contagiando l’ambiente che lo circonda.
Il cristianesimo non cresce per proselitismo – ha detto Benedetto XVI e ripetuto tante volte Francesco – ma solo per attrazione.