Ad Alife, questa mattina la Messa Crismale: vescovo, sacerdoti e fedeli laici riuniti per la benedizione degli olii. Nell’omelia, il Pastore della Diocesi ha chiesto al presbiterio di recuperare l’entusiasmo del “primo amore” per essere annunciatori gioiosi e fedeli della parola di Dio
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La Redazione – La messa crismale in questo giovedì santo ha sancito un ulteriore passo avanti nella comunione e nella condivisione: in questa giornata vescovi, sacerdoti e laici si ritrovano per esprimere l’unità intorno a Cristo e l’appartenenza alla Chiesa . La celebrazione eucaristica della Cattedrale, che si tiene abitualmente al mattino e apre in maniera solenne il triduo pasquale, rappresenta un momento particolarmente forte soprattutto per i sacerdoti, coloro che “per grazia, e solo per grazia” sono chiamati “a continuare la missione di Gesù”. Così si è espresso Mons. Valentino Di Cerbo nell’omelia di questa mattina, rivolta all’intero popolo di Dio, ma in particolare ai “suoi” sacerdoti.
Un’esortazione dopo l’altra per stimolare ad una missione sempre viva, condizionata dall’entusiasmo del “primo amore”. Guardando ai limiti e alle potenzialità di ciascun uomo, il Vescovo non ha fatto mancare al clero parole di sollecitudine e di conforto: “Oggi siamo invitati ad alzare lo sguardo oltre le manovre di piccolo cabotaggio, nelle quali noi cristiani e ministri consacrati avviliamo spesso la missione della Chiesa”.
Sulla presenza dei sacerdoti in mezzo al mondo, Di Cerbo ha chiesto: “siamo presenti nella storia di tanti uomini e donne, che continuamente ci chiedono vicinanza, accoglienza, disponibilità, attenzione, speranza? O abbiamo perso il senso autentico del nostro essere inviati ed abbiamo difficoltà a testimoniarlo?” Parole che esortano a fare meglio, a non accontentarsi mai, a mettersi continuamente in gioco, osando quello stesso coraggio che è stato di Cristo fino alla croce. Osando il coraggio sempre nuovo, che fa accelerare il passo “in uscita” dalle chiese verso le perferie. Ma non ha fatto mancare parole di conforto, la carezza paterna che accoglie e accompagna l’umanità, l’entusiasmo e la fragilità di ciascun sacerdote: “Chiediamo (al Signore, ndr) di accompagnarci nella fatica quotidiana di comprendere il suo disegno; di tenerci per mano e di sostenere la nostra fedeltà alla missione ricevuta, anche quando ci sentiamo incompresi, soli e smarriti di fronte agli insuccessi nel ministero, alle reti vuote dopo giorni e notti di lavoro o ai gravi problemi dei giovani, delle famiglie senza lavoro, alla fatica e al dolore della gente, alle malattie ed alle ingiustizie, che quotidianamente ci assillano. A questo aggiungiamo un “grazie” per quello che siamo e che, umilmente e con discrezione e rinunce personali, siamo in grado di donare al Popolo di Dio nella nostra quotidiana fatica a servizio delle nostre comunità”.
Prima di terminare la celebrazione, il Vescovo ha conferito il mandato ai ministri straordinari della Comunione: sia a quanto per la prima volta hanno scelto questo impegno, sia a coloro che ormai da anni offrono questo servizio alle comunità collaborando con i parroci per la distribuzione dell’Eucarestica. Prima della Benedizione Mons. Di Cerbo ha poi consegnato ai rappresentanti di ogni parrocchia della Diocesi gli olii benedetti durante la messa.