Una mattinata dedicata al metodo “rivoluzionario” dell’insegnante più famoso di tutti i tempi
Giovanna Corsale – Questa mattina, presso la Biblioteca Comunale di Piedimonte Matese, si è tenuto il primo incontro della serie realizzata dall’Assessorato alla Cultura e Pubblica Istruzione e dall’Associazione Italiana Dislessia, avente come argomento le principali metodologie pedagogiche nonché i più frequenti disturbi dell’apprendimento.
All’incontro sono intervenuti Marina Campanile – Dirigente scolastico del Liceo Giannone di Caserta e del Liceo Pedagogico di Alvignano, Roberto Farnè – docente di Didattica e Pedagogia Speciale all’Università di Bologna, Giulia Manzi – figlia di Alberto Maestro d’Italia, il prof. Costantino Leuci – Assessore alla Cultura e Pubblica Istruzione e il già Dirigente Scolastico Nicola Ginocchio.
Interfacciandosi con gli alunni di alcune classi del Liceo Classico di Piedimonte Matese e del Liceo delle Scienze Umane di Alvignano gli ospiti si sono soffermati sugli aspetti più significativi della personalità e del metodo d’insegnamento introdotto da Alberto Manzi, ricordato da tutti come il Maestro d’Italia.
Manzi è stato l’artefice di una vera e propria “rivoluzione” in seno all’assetto educativo italiano. Attraverso il mezzo televisivo egli si rivolgeva al suo pubblico, composto perlopiù da persone umili dotate di condizioni di vita precarie, mediante una modalità simbolica: associando l’immagine visiva alla parola era molto più facile per il discente arrivare anche alla dimensione semantica di essa.
Durante la sua carriera Manzi ha perseguito con convinzione un unico scopo, ossia quello di incuriosire i suoi alunni spingendoli ad interrogarsi sul “perché” di ogni cosa, sulle cause dei fenomeni, ma soprattutto esortandoli a riflettere.
L’uomo differisce dagli altri esseri viventi in quanto possiede il pensiero, il quale dev’essere esercitato, messo in pratica se si vuole comprendere il vero senso dell'”essere uomini”. Ci si può definire tali solo quando le problematiche oggetto di studio vengono affrontate con criticità, in altre parole ogni volta che si analizza a fondo la propria esperienza in sé stessa, nel suo rapporto con la storia e nell’interazione con le altre.
Indiscutibilmente forte è il messaggio che Alberto Manzi ha trasmesso alle generazioni successive, ovverosia una testimonianza di vita, un modo di vivere sempre consapevole e propositivo in ogni circostanza.
Alla sua “scuola del fare” va ascritto il merito di aver gettato le basi per la moderna concezione del conoscere.