di Michele Menditto
«A’ guerr’ chell’ è… A’ guerr’ è guerr’». Nonostante dalla troupe venga imposto l’assoluto silenzio indispensabile alle riprese, il signor Amerigo non si contiene. Vuole raccontare a chi gli sta vicino di quando, quindicenne, sfuggiva alle pistolettate tedesche («mi spararono due volte!»), e con la sua famiglia si nascondeva dall’esercito nazista per giorni interi. Era il 1943. Oggi Amerigo ha 86 anni, e assiste con un velo di nostalgia e amarezza sul viso alle scene di guerra ricostruite per le riprese di “Terra bruciata“, a Vairano Patenora, uno dei centri del casertano scelti come location: il film-documentario diretto da Luca Gianfrancesco, filmmaker originario proprio di Vairano, racconta delle violenze perpetrate dall’esercito tedesco nell’autunno del ’43 in varie zone dell’alto casertano. Una pagina tragica e trascurata di storia campana, per la prima volta narrata da storici e professionisti del documentario, e che contò circa 1000 civili caduti per mano nazista, in una fascia di terra di pochi chilometri che divenne per il nemico terreno di pratiche repressive in risposta alla nascente resistenza delle comunità locali (quel “laboratorio della Resistenza” di cui parla lo storico Giuseppe Capobianco). La provincia di Caserta fu seconda, in quanto a vittime civili, solo a quella di Arezzo.
L’idea di realizzare un racconto per immagini di quegli eventi nasce dall’intesa di Gianfrancesco, esperto documentarista, con l’amico Giuseppe Angelone, docente di cinema, fotografia e televisione alla SUN. Il progetto resta in incubazione per 4 anni, sin quando, questa primavera, comincia la produzione vera e propria. I set si muovono tra Caspoli di Mignano di Monte Lungo, San Pietro Infine, Vairano, tra l’interesse generale della gente che vive in questi centri e che assiste curiosa alle riprese, in particolare quegli anziani che ricordano ancora oggi con lucidità senile gli attimi vissuti in quei mesi e le violenze che si consumarono dinanzi ai loro occhi.
La storia narrata muove i primi passi dall’eccidio di Conca della Campania, per spostarsi poi allo stragismo nazista che interessò tutta Terra di Lavoro: Caiazzo, Teano, Bellona, Vitulazio, Mondragone, Sparanise, Acerra. Il regista spiega che il documentario si svilupperà in diverse linee narrative, in cui alla ricostruzione dei fatti avvenuti si alterneranno il racconto di testimoni, interviste e materiale d’archivio, proponendosi di essere un documento significativo per la ricostruzione puntuale e precisa di una fetta di storia di questa terra, possibile grazie agli approfonditi studi sullo stragismo del professore Angelone (ideatore del soggetto) e alla consulenza scientifica di Giovanni Cerchia, docente all’Università del Molise. Una cura che però non si ferma agli aspetti propriamente storici, ma investe anche quelli scenici: è stato centrale, dice Luca Gianfrancesco, il contributo delle associazioni che hanno fornito le comparse per i militari americani e tedeschi (“Noi soldati al fronte 43-35”, “Associazione e Museo Historicus”, “Winterline Venafro”), e quelle dei ruoli secondari, per i quali sono stati impiegati un gruppo appartenente all’associazione culturale “L’Aquilone”, di Teano, e numerosi attori e attrici non professionisti. Decisivo poi il lavoro di costume designer di Antonella Fargnoli e dell’assistente Omar.
Al progetto di Terra bruciata hanno preso parte, però, anche diversi attori noti al mondo del cinema e del teatro. Nel cast troviamo Antonio Pennarella (Song ‘e Napule, La guerra di Mario, Romanzo di una strage), Paola Lavini (Corpo Celeste, Sanguepazzo, Il regista di matrimoni), Antonello Cossia (ora a teatro diretto da Toni Servillo in Le voci di dentro), Gabriele Marcello (Don Matteo, Distretto di Polizia), Eliana Conte (attrice in vari cortometraggi, da anni nella produzione cinematografica).
Il lavoro sarà pronto per la prossima stagione televisiva, probabilmente già in autunno. Un’occasione importante per cancellare la patina dell’oblio da storie e avvenimenti a lungo messi da parte dalla Storia nazionale, e a cui si deve l’opportunità di essere raccontati.