La Chiesa per la Scuola è l’evento che ha riunito sabato in Piazza San Pietro 300mila tra studenti e professori. Un’aula scolastica senza precedenti
“Amo la scuola perché è sinonimo di apertura alla realtà. Almeno così dovrebbe essere! Ma non sempre lo riesce a esserlo e allora vuol dire che bisogna cambiare un po’ l’impostazione. Andare a scuola significa aprire la mente e il cuore alla realtà, nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni”. E noi, ha aggiunto a braccio, “non abbiamo diritto ad avere paura della realtà, la scuola ci insegna a capire la realtà”. E “questo è bellissimo!”. Lo ha sottolineato, sabato pomeriggio, il Papa. “Nei primi anni – ha detto – si impara a 360 gradi, poi piano piano si approfondisce un indirizzo e infine ci si specializza. Ma se uno ha imparato a imparare – è questo il segreto – questo gli rimane per sempre, rimane una persona aperta alla realtà!”. Questo “lo insegnava anche un grande educatore italiano, che era un prete: don Lorenzo Milani”. Per Francesco, “gli insegnanti sono i primi che devono rimanere aperti alla realtà. Ho sentito le testimonianze dei vostri insegnanti. Mi ha fatto piacere sentirli tanto aperti alla realtà, con la mente sempre aperta a imparare. Perché se un insegnante non è aperto a imparare, non è un buon insegnante, e non è nemmeno interessante; i ragazzi capiscono, hanno ‘fiuto’, e sono attratti dai professori che hanno un pensiero aperto, ‘incompiuto’, che cercano un ‘di più’, e così contagiano questo atteggiamento agli studenti”.
Nelle parole che seguono, il racconto di un’insegnante che ha accompagnato, insieme ad altri, gli studenti del Liceo G. Galilei di Piedimonte Matese. A breve seguiranno le testimonianze dirette dei ragazzi. Seguiteci…
Il mio è un diario del cuore
Anna Orsi –Oggi ho incontrato volti e sguardi di tanti tanti ragazzi e mi hanno parlato della vita. Scanzonati, assonnati, allegri, stanchi, chiacchieroni, silenziosi, sudati, bagnati, arrossati, affamati di pane e di vita. Attenti e pieni di entusiasmo, di speranza. Delusi alcuni, anche i nostri, dal mancato passaggio di papa Francesco nel corridoio centrale. Annoiati da troppe parole di alcuni adulti che, pur bravi e meritori, sembravano parlare solamente agli adulti e non a loro. Accolti e avvolti con forza lieve da ritmi e parole dense di significati a loro cari. Muti in ascolto di papa Francesco: un cuore che ha parlato ai loro cuori.
Nel brusio della piazza densa di vitalità ho sentito la gioia nel mio cuore e ho ringraziato Dio che mi ha donato una ricchezza immensa: vivere immersa in un flusso costante di vita che cresce e si rinnova. Amo la scuola, quella della persona, quella che conferisce dignità. Richiede tanto amore e tanto impegno, molto coraggio e buona volontà.
Oggi noi siamo qui e camminiamo insieme in questa piazza, ci guardiamo negli occhi e ci capiamo perché insieme ogni giorno camminiamo. A volte il passo è lento, a volte più spedito. A volte è faticoso, a volte lieve l’impegno. A volte turbolento, a volte calmo. Insieme costruiamo. Insieme siamo vita che fluisce perenne.
Sorrido, parlo, taccio, rido,osservo tutto e faccio il pieno del bel sole e di loro che mi parlano e parlano, ascoltano, sorridono, scherzano, ridono e sono belli, belli della bellezza della vita che in loro esplode. In silenzio rivolgo a loro le tre parole al servizio dell’amore: permesso, grazie, scusa. Permesso? Spero di entrare lieve nella vostra vita, sperando di non essere invadente. Scusa: per tutte quelle volte che ho mancato, dimenticando la delicatezza. Grazie: per tutte le volte che che mi accogliete e mi lasciate entrare nel vostro cuore, non solo nella mente. Grazie a voi io continuo ad imparare e a ‘crescere’ con voi.
Cara professoressa ciò che avete scritto in questa lettera mi ha molto colpito e commosso, me lo sarei aspettato un commento così da parte vostra che capite sempre gli stati d’animo di noi alunni facendoci capire la via da seguire, lo devo ammettere non credo in Dio e nella Chiesa ma con voi ho superato dei preguidizi che avevo nella mia testa capendo che come ci sono persone cattive nella Chiesa ci sono anche persone buone, concludendo vi voglio solo dire che sono contento di avervi come professoressa.
Cara professoressa ciò che avete scritto in questa lettera mi ha molto colpito e commosso, me lo sarei aspettato un commento così da parte vostra che capite sempre gli stati d’animo di noi alunni facendoci capire la via da seguire, lo devo ammettere non credo in Dio e nella Chiesa ma con voi ho superato dei preguidizi che avevo nella mia testa capendo che come ci sono persone cattive nella Chiesa ci sono anche persone buone, concludendo vi voglio solo dire che sono contento di avervi come professoressa.