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San Mattia, l’apostolo celebrato da Luca della Robbia

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Il dodicesimo, solo dopo Giuda

Francesca Costantino – Per chiunque giunga presso il Pantheon fiorentino, “il tempio delle antiche glorie”, celebrato da Foscolo nei Sepolcri (la Basilica di Sanata Croce a Firenze),  è d’obbligo vedere il gioiello della razionalità rinascimentale: la Cappella Pazzi. Iniziata da Filippo Brunelleschi nel 1429, la piccola fabbrica, dalla simmetria rigorosa e dalle proporzioni perfette, contiene  opere scultoree di raffinata bellezza. Mi riferisco ai medaglioni con gli Apostoli del pregevole Luca della Robbia. Un artista dal talento sperimentale, inventore di quella innovativa “terracotta invetriata” che sommava i pregi della pittura, della scultura e del mosaico, come nessuno aveva mai fatto. L’ apostolo Mattia è uno dei dodici che caratterizza il ciclo. È ritratto in atteggiamento riflessivo e pensoso, quasi da riposo, catturato da un’ istantanea fotografica, con il libro posto  “indecorosamente” come base per il braccio che sostiene la testa.
Cappella_pazzi,_apostoli_di_luca_della_robbia,_san_mattiaLo sfondo azzurro esalta la brillantezza della bianca ceramica, come a renderla preziosa ed eterea. La gamma cromatica scelta dall’artista è infatti dominata  esclusivamente dal bianco e dall’azzurro per offrire una chiara lettura dell’immagine rappresentata ma soprattutto per esprimere significati simbolici di purezza e perfezione impliciti nel soggetto religioso. L’invetriatura, invece, assicura uno splendore luminoso inalterabile.  
La tradizione agiografica tramanda l’ inserimento  di San Mattia nel gruppo degli apostoli più vicino a Gesù solo dopo il tradimento di Giuda, quando vi è la necessità di prendere il posto di quest’ultimo.
In verità egli segue il Maestro fin dal giorno del Battesimo presso il Giordano; è fedelmente presente e si distingue tra la folla dei suoi seguaci. Gli scritti raccontano, inoltre, che è scelto attraverso un banale sorteggio, con un altro “candidato”. Tuttavia l’etimologia ebraica del  nome Mattia rivela ben altri “disegni”: significa, infatti, “dono di Dio”. Probabilmente scelse di evangelizzare le zone più impervie della Giudea e dell’Etiopia, ma non abbiamo notizie fondate e certe, neppure riguardo alla sua morte; alcuni ne sostengono la crocifissione, altri la lapidazione.  La sola certezza è la sua accoglienza incondizionata delle parole di Gesù:
Io ho scelto voi, perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga”.

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