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Piedimonte Matese. La città si specchia nei dipinti di Hackert e Hoare raccolti nel libro di Comparone “Vedute del Matese”

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Il lavoro di Francesco Comparone presentato sabato scorso, raccoglie le immagini realizzate dai due pittori nel viaggio in alto casertano sul finire del ‘700

vedute del matese hackert_piedimonte_matese_1di Michele Menditto | Bellezza, varietà, suggestioni. Le parole che l’inglese Sir Richard Colt Hoare scelse nel descrivere il paesaggio piedimontese della Valle dell’Inferno, verso la fine del 1700, rendono l’idea di quanto l’area della Sorgente riuscisse a stimolare la sensibilità di artisti e viaggiatori con la sua lussureggiante vegetazione, le pareti rocciose a strapiombo, il flusso fragoroso dell’acqua che faceva dell’antica Piedimonte una cittadina ricca sotto ogni punto di vista.
La presentazione del libro “Vedute del Matese – J. Philipp Hackert e R. Colt Hoare a Piedimonte (1790-1805)“, sabato scorso nell’auditorium comunale di Piedimonte, è stata occasione per riportare l’attenzione sui “frutti” di quel Grand Tour che, in alto casertano, condusse nel Matese il baronetto Hoare e il vedutista tedesco Philipp Hackert.
I loro incantevoli lavori, nei quali ancora oggi si riconoscono scorci e vedute della Piedimonte settecentesca, ma anche di Caiazzo, del Volturno, del Monte Miletto, sono stati raccolti da Francesco Comparone in un sapiente lavoro di ricerca in Europa che ha permesso di collezionare in questa pubblicazione, promossa e finanziata dalla Banca Capasso Antonio, i dipinti della coppia di pittori che da Caserta si spinse su al Lago Matese, sebbene il clima inclemente li avesse costretti a rivedere tempi e itinerari del viaggio.
I panorami del massiccio del Matese, o della “scafa” di Caiazzo, delle insenature cavernose della roccia da cui sgorgava impetuosa l’acqua del Torano, raccontano di una fascinazione e di un’attrazione esercitata da quei luoghi tali da spingere Hoare a descrivere, nei suoi appunti, come di rara bellezza i dintorni di Piedimonte. Ma ci ricordano soprattutto di un passato fiorente per la cittadina ai piedi del Matese, dove l’acqua era l’elemento propulsore dell’economia locale.
A presentare il libro, nell’auditorium gremito, c’erano il sindaco di Piedimonte Vincenzo Cappello, Salvatore Capasso (Amministratore delegato della Banca), e l’autore Francesco Comparone, originario del capoluogo matesino, oggi a Roma dov’è Consigliere parlamentare e segretario della Commissione Antimafia. Sua l’esposizione dei contenuti del libro («un regalo prezioso per il territorio», ha sottolineato il sindaco Cappello) attraverso dipinti e disegni, appunti di viaggio, note storiche.
Uno sguardo sul valore documentale che le immagini raccolte possono offrire, specie nel confronto tra luoghi che oggi appaiono diversi, in qualche caso mutati dalla mano dell’uomo. Così come possono essere “veicolo per il turismo colto e lento, aperto ai paesi europei“, scrive Capasso nell’introduzione. “Questo libro restituisce identità, consapevolezza culturale e orgoglio a noi abitanti di uno degli ultimi lembi intatti di Terra di Lavoro“.
L’evento di presentazione ha catturato inoltre l’attenzione della Banca C. Hoare & Co, in rappresentanza della quale era in sala la signora Pamela Hunter. La Banca londinese è tuttora gestita dai diretti discendenti di Sir Hoare.

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