Grazie all’iniziativa promossa dal Centro Studi sul Medioevo nel casertano rivive l’antica strada, collante tra i popoli in cerca della verità religiosa
Giovanna Corsale – Le origini storiche della Via Francigena affondano nell’epoca medievale, per la precisione nel VII secolo a.C. circa, quando il territorio italiano era rivendicato sia dai Longobardi che dai Bizantini. Fu in quel periodo che, nell’intento di mettere in comunicazione il Regno di Pavia con i ducati meridionali, si cominciò a tracciare un percorso funzionale. Venne individuata una strada che, attraversando l’Appennino (Passo della Cisa) e la Valle del Magra, si estendesse in direzione di Lucca. Da qui fino ad arrivare a Siena e, proseguendo, nel Lazio. Con l’avvento dei Franchi questa strada, inizialmente chiamata Via di Monte Bardone (terminologia longobarda), si trasformò in Via Francigena, diventando nel tempo un importante anello di congiunzione tra il Nord e il Sud dell’Europa.
La sua posizione strategica era favorevole per il commercio, per gli scontri bellici e per i pellegrinaggi. Da quest’ultimo punto di vista, in misura maggiore a partire dalla fine del primo e gli inizi del secondo millennio, la Via Francigena rappresentò per pellegrini di ogni parte del mondo un itinerario obbligato da percorrere per raggiungere i principali luoghi di fede.
In alcuni comuni casertani, come riporta anche il Corriere del Mezzogiorno di questa mattina, si sono svolte delle cerimonie simboliche per evocare il significato culturale e religioso che la Via Francigena ha incarnato per i popoli in cammino. L’iniziativa si deve al Centro Studi sul Medioevo nel Casertano, coadiuvato anche dai volontari del CAI (Club Alpino Italiano) di Piedimonte Matese e dagli amanti della Montain Bike. I comuni coinvolti sono Raviscanina, Vairano Patenora, Galluccio, Conca della Campania e Roccamonfina.
