Come allora la comunicazione può essere a servizio di un’autentica cultura dell’incontro?
“Comunicare – ce lo ricorda Fabio Zavattaro, vaticanista del Tg1 – oggi più che mai, significa prendersi carico di ciò che ci circonda e comunicarlo nella convinzione che ‘dialogare non significa rinunciare alle proprie idee e tradizioni, ma alla pretesa che siano uniche e assolute’. Comunicare è un aprirsi all’altro, avere la capacità di ascoltare, e comprendere attese, dubbi; e offrire, da credenti, quella parola in più che trasforma la pietra che copre il sepolcro in una porta che si apre alla speranza”.
Così il volto noto della tv pubblica, che siamo abituati a vedere ormai da tempo in occasione dei servizi che riguardano la Chiesa italia na e la Santa Santa, si esprime a partire dal messaggio per la 48ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che si celebra oggi.
Reti di incontro e di solidarietà tra tutti: questo chiede il Papa che diventino gli strumenti di comunicazione, luoghi di promozione umana, spazi in cui trovano voce tutti, spazi di dialogo e soprattutto di rispetto.
E’ il rispetto, uno dei termini più difficilmente traducibili oggi nel contesto globale comunicativo: sintassi, parole, metafore, giudizi, offese, intrighi di verbi e pensieri che allontanano e feriscono, piuttosto che sanare e prendersi cura della gente, dei desideri inespressi, dei racconti quotidiani, della verità. Nel messaggio di Papa Francesco emerge proprio questo: l’obbligo, la necessità di prendersi cura di qualcuno, di una terra, di storie e conferire ad essi dignità e identità.
Guarda il video realizzato da Copercom in occasione di questa Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali
