“C’è un principio che vale per chi crede e chi non crede: è il principio della speranza”, le parole del relatore, Antonio Manzo, inviato de Il Mattino
“Cinque anni di amministrazione – questa la mia esperienza – sono stati più che sufficienti a farmi capire che il cancro del malaffare, del Sistema fatto di corruzione e di tangenti morali e materiali, ha proprio qui le sue radici: nei Comuni. Nelle realtà territoriali, piccoli o grandi che siano, dove si fa più diretto il legame tra cittadini ed eletti. Germoglia, sboccia e fiorisce fino a colonizzare Province e infine il Parlamento in un cerchio magico di favoritismi e personalismi”.
E’ in sintesi l’esperienza politica che Daniele Cirioli, consigliere di minoranza ad Alife, affida alle pagine del libro Good Morning Alife presentato sabato sera all’Ipia M.Bosco alla presenza di un numeroso pubblico.
L’occasione che si è presentata ha oltrepassato il racconto cronachistico dei fatti di Alife che Cirioli descrive e documenta per lasciare maggiore spazio alla riflessione sul sistema Stato, giustizia, democrazia che l’autore del libro definisce “i grandi assenti” sullo scenario sociale e politico del nostro paese.
Ad approfondire la riflessione, chiamati al tavolo dei relatori, Daniele Martino presidente parrocchiale di Azione Cattolica e Antonio Manzo, inviato speciale de Il Mattino, noto ai più come “autore degli scoop impossibili”. A moderare gli interventi e portare l’attenzione sul caso “Alife” l’attuale capogruppo di minoranza Gianfranco Di Caprio.
Daniele Cirioli cresce nei gruppi giovanili di Azione Cattolica, e il suo impegno “sociale” muove in quel contesto le prime mosse. “Ad un certo punto – le parole di Martino nel suo intervento – ha scoperto che ciò non bastava, non completava la vocazione, non soddisfaceva all’azione del Paraclito, allo spirito di Gesù. Bisognava andare laddove si può completare quell’opera di continua creazione che Dio affida all’uomo: questa è la politica, è la continua creazione che Dio affida all’umanità”.
Ma quale idea di politica oggi s’impone, e dalla parte di quale politica si orienta la comunità dei cattolici, anche alifani? Una domanda che inevitabilmente scuote e chiama in causa le omertà, la partecipazione silenziosa ai giochi della corruzione che talvolta – come ricorda Papa Francesco – incatena l’uomo ad una condizione senza possibilità di “ritorno”.
L’attenzione si è poi catalizzata sull’intervento di Manzo, che si è rivolto ai presenti quale cronista e puntuale conoscitore dello scenario politico nazionale e locale, non senza far trasparire un sentimento di personale emozione per dei fatti che riguardano un lembo di terra a cui lega le proprie origini familiari. Come sempre lucida e decisa la sua analisi dei fatti invitando ad una riflessione sul ruolo delle minoranze politiche dei tanti comuni italiani, in particolare dell’Italia meridionale: “In Italia, pochi – se non nessuno – parla della solitudini, o delle tante, una cento, mille minoranze che affollano soprattutto i comuni del Mezzogiorno dove in maniera trasversale, senza colore e senza tessere, la politica viene degradata ad affarismo puro, se non addirittura ad intreccio pericoloso e inquietante con i poteri criminali”. A questa premessa è seguito l’analisi dell’azione dell0 Stato nei confronti di una palese illegalità diffusa: “Quando lo Stato non offre più la sua azione a tutela della legalità, della imparzialità della buona amministrazione, quando non riesce a garantire più queste dinamiche civili, non c’è solo dimenticanza nel linguaggio istituzionale: c’è qualcosa in più, c’è una crisi profonda delle democrazie locali. Ma c’è anche la prova che negli ultimi 20 anni, nel sistema democratico delle “repubbliche dei sindaci”, vizi e virtù della politica hanno invaso pesantemente il destino dei cittadini e non sempre positivamente”.
La lettura dello scenario politico nazionale si è intrecciata inevitabilmente con quella locale, e con i tanti altri del territorio in cui è possibile identificare la gestione amministrativa alifana degli ultimi anni descritta da Cirioli.
Ma quale futuro per questa terra? Quale speranza per i cittadini? Quali soluzioni al malaffare e al silenzio dello Stato nonostante la denuncia dell’illegalità?
Mai arrendersi. E Manzo lo chiarisce ampiamente: “Oggi qui ad Alife, un gruppo di giovani di ispirazione cattolica intendono superare la logica” dell’estorsione che impone il silenzio di fronte ai favoritismi e illegali poteri politici. Ecco perchè espressioni come “non c’è nulla da fare” ricorda Manzo, oppure “non c’è nulla di male, sono l’anticamera per la politica irriconoscibile, ridotta al malaffare. La vostra terra, è una terra tormentata; ma è anche una realtà nella quale spesso l’attesa del liberatore è soltanto l’anticamera di una non cittadinanza attiva”.
Al termine di questo appassionato e intenso percorso politico, “quando le emozioni sbiadiranno – ha concluso il giornalista – a voi non resta che questo esercizio, quello della pazienza cristiana, che spesso è l’ultima risorsa nella battaglia di ogni libertà, che spesso in tutti i comuni, dove il sopruso è l’anticamera dell’annullamento della democrazia, è l’unica strada percorribile”. E in conclusione: “C’è un principio che vale per chi crede e chi non crede: è il principio della speranza”.
A fare da spalla alle parole di Manzo, e ai contenuti della serata, un monologo dell’attore Emilio Salvatore su un testo teatrale tratto dallo spettacolo “Ladri di sogni” dedicato a Don Peppino Diana andato lungamente in scena a Napoli al teatro Diana. Le parole del sacerdote morto in un agguato camorristico a Casal di Principe, passionalmente interpretate, hanno vibrato nel silenzio composto della numerosa platea esplosa in un applauso coraggioso ed emozionato.