Il messaggio in apertura del convegno della Diocesi di Roma. Il linguaggio “a braccia” a cui ci sta abituando il Papa è un susseguirsi di provocazioni dal valore universale
“Se noi come Chiesa non sappiamo generare figli, qualcosa non funziona”. Ne è convinto il Papa, che nel discorso rivolto ieri sera ai circa 11mila partecipanti al convegno della diocesi di Roma ha ribadito: “La sfida grande è diventare madre, non una ong ben organizzata, con tanti piani pastorali”. Questi ultimi “servono, sono essenziali, ma se la Chiesa non è madre, diventa una zitella”. “La sua identità è fare figli, cioè evangelizzare: evangelizzare significa fare figli”, ha ripetuto Francesco nell’ampia parte del suo discorso pronunciata fuori testo. Poi il Santo Padre ha citato Sara, Elisabetta, Noemi, le donne della Bibbia “senza discendenza, che sono invecchiate senza fare figli: queste donne sterili hanno avuto figli, il Signore è capace di farlo, ma per questo la Chiesa deve convertirsi per diventare madre”. È la “fecondità”, allora, la “grazia da chiedere allo Spirito Santo perché possiamo andare avanti nella nostra conversione missionaria”. “Non si tratta di cercare proseliti”, ha puntualizzato il Papa, di trovare “un socio di più”, perché “la Chiesa, come ci ha detto Benedetto XVI, non cresce per proselitismo ma per attrazione materna”, grazie alla “maternalità”.
“Ma è un po’ invecchiata la nostra Chiesa”, ha detto Francesco ieri sera alla sua diocesi, con una battuta scherzosa: “Non dobbiamo parlare della ‘nonna’ Chiesa, ma è un po’ così”. “Dobbiamo ringiovanirla”, la consegna ai partecipanti al Convegno della sua diocesi, “ma non portandola dal medico che fa la cosmetica”. “La Chiesa diventa più giovane quando è capace di fare più figli”, ha assicurato il Papa tornando su uno dei concetti cardini del suo discorso. “L’individualismo, la fuga dalla vita comunitaria fa invecchiare la Chiesa”, ha ammonito, perché in questo modo “è un’istituzione che non è più madre: ci dà una certa identità, ‘sono tifoso della cattolica’ – ha scherzato usando una metafora calcistica – e questo avviene quando c’è una fuga dalla vita comunitaria”. “Dobbiamo recuperare la memoria della Chiesa come popolo di Dio”, la proposta del Papa, che ha ammonito: “Ci manca il senso della storia, abbiamo paura del tempo”, perché la nostra è la società del “tutto adesso”, “siamo nel regno del presente, della congiuntura”. “Solo spazio, niente tempo”, ha proseguito facendo l’esempio della comunicazione: “Telefonini, messaggi, sempre più ridotti. Siamo schiavi della congiuntura”, e invece dovremmo “recuperare la memoria della pazienza di Dio, che non ha avuto fretta, che ha preferito la storia, camminando con noi”.
Fonte Sir