Le orribili verità portate alla luce in questi giorni, relative ai delitti di Yara Gambirasi e quello di Motta Visconti, siano il pretesto per riflettere sulla pericolosa crisi dei valori che prepotentemente s’impadronisce dell’animo umano
“Siamo per il bene o per il male?”. Hanno suscitato molto sgomento i due casi di cronaca nera alla ribalta questa settimana: l’individuazione del presunto omicida di Yara Gambirasio e l’efferato omicidio di Motta Visconti. Ne parlano anche i giornali aderenti alla Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici), in uscita in questi giorni. “Terribili storie di banalissima violenza, motivate da una qualsiasi tempesta ormonale, di fronte alla quale perde ogni valore e significato la vita della moglie, dei figli, di una ragazza tredicenne”, osserva Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona). Pierluigi Sini, direttore della Voce del Logudoro (Ozieri), commenta: “Un giovane di 31 anni, accecato dalla follia, uccide moglie e figli con una ferocia incredibile e con una lucidità da far tremare i polsi”. Secondo Lauro Paoletto, direttore della Voce dei Berici (Vicenza), “questi assurdi drammi dicono quanto ci sia ancora da fare e da vigilare. Ci sono da rafforzare i tessuti relazionali per starci vicino, per accogliere reciprocamente le sofferenze, le inquietudini, le pazzie che magari covano laddove meno te lo aspetti”.
“Un padre che non si ferma neppure davanti ai figli piccolissimi mette in crisi tutti noi. Uccidere nel sonno, con un coltello. Pazzesco anche solo pensarlo”, ammette Francesco Zanotti, direttore del Corriere Cesenate (Cesena-Sarsina), per il quale “non esistono comportamenti indifferenti, neutri, che non lasciano traccia. O siamo per il bene oppure lavoriamo a favore del male”. “Come fare in modo che questa violenza ci interpelli e che tutti si contribuisca a strapparla via, a sradicarla?”, si chiede Walter Lamberti, direttore della Fedeltà (Fossano). “Forse – sostiene – il primo passo per strappare la violenza è sentirsi coinvolti, non solo emotivamente, non solo nel momento. Non tirarsi indietro pensando, ‘non mi riguarda, non è mia responsabilità’. E aiutarci a seminare pace, gesti di non violenza, dove l’incontro vince sullo scontro, il dialogo sul litigio. Il bene sul male”. Per Irene Argentiero, direttrice del Segno (Bolzano-Bressanone), “quella che si sta vivendo in questi giorni a Brembate, Mapello, Gorno e Terno d’Isola sembra essere la trama di un film, ma non lo è. Ed è proprio per questo che, nel pieno rispetto del diritto di cronaca e nel dovere d’informare, bisogna avere ancor più piedi saldi e mente ferma”.
Agensir