Nella sua visita a Cassano all’Jonio il Pontefice rivolge un pensiero ai carcerati di Castrovillari, perché avvertano la vicinanza della Chiesa
Un invito a coniugare il “rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo” e l’“effettivo reinserimento nella società”. A rivolgerlo è stato il Papa, nel “primo gesto” della sua visita pastorale a Cassano: l’incontro con i 180 detenuti della Casa circondariale di Castrovillari, accompagnati dagli operatori del carcere. “Vorrei esprimere la vicinanza del Papa e della Chiesa ad ogni uomo e ogni dona che si trova in carcere, in ogni parte del mondo”, ha esordito il Santo Padre citando il Vangelo di Matteo e le parole di Gesù: “Ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Poi è entrato subito nei temi d’attualità, facendo notare che “nelle riflessioni che riguardano i detenuti, si sottolinea spesso il tema del rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo e l’esigenza di corrispondenti condizioni di espiazione della pena”. “Questo aspetto della polizia penitenziaria è certamente essenziale e l’attenzione in proposito deve rimanere sempre alta”, ha convenuto il Papa, “ma tale prospettiva non è ancora sufficiente, se non è accompagnata e completata da un impegno concreto delle istituzioni in vista di un effettivo reinserimento nella società”. “Quando questa finalità viene trascurata – ha ammonito Francesco – l’esecuzione della pena degrada a uno strumento di sola punizione e ritorsione sociale, a sua volta dannoso per l’individuo e della società”.
“Il Signore è un maestro di reinserimento: ci prende per mano e ci riporta nella comunità sociale. Il Signore sempre perdona, sempre accompagna, sempre comprende; a noi spetta lasciarci comprendere, lasciarci perdonare, lasciarci accompagnare”. Nella seconda parte del suo discorso ai carcerati, il Papa ha usato queste parole per ricordare che “un vero e pieno reinserimento della persona non avviene come termine di un percorso solamente umano”. In questo cammino, infatti, “entra anche l’incontro con Dio, la capacità di lasciarci guardare da Dio che ci ama, che è capace di comprenderci e di perdonare i nostri errori”. L’augurio del Papa a ciascun detenuto è “che questo tempo di detenzione non vada perduto, ma possa essere un tempo prezioso, durante il quale chiedere e ottenere da Dio questa grazia”. “Così facendo – ha assicurato Francesco – contribuirete a rendere migliori prima di tutto voi stessi, ma nello stesso tempo anche la comunità, perché, nel bene e nel male, le nostre azioni influiscono sugli altri e su tutta la famiglia umana”. Per finire, “un pensiero affettuoso” ai familiari dei carcerati: “Che il Signore vi conceda di riabbracciarli in serenità e in pace” e un “incoraggiamento a tutti coloro che operano in questa casa”: ai dirigenti, agli agenti di polizia penitenziaria, a tutto il personale.
Agensir