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Rocco Hunt. Questa sera a Totari

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I fans di Rocco Hunt (nome d’arte di Rocco Pagliarulo), sono tutti in attesa di vedere sul palco della frazione di Totari il giovane rapper di Salerno, vincitore della sezione giovani di Sanremo

Rocco, è in breve tempo divenuto uno degli idoli musicali del momento. Originario di una modesta e semplice famiglia, si è imposto non solo sulla scena musicale, ma per via del suo carattere determinato, sereno, semplice e della sua matura personalità, ha sorpreso la “critica” più adulta. In una recente intervista, dove appunto gli si chiedeva da dove derivi il motivo della sua determinazione e seriosità, Rocco ha risposto: “Più che altro dall’educazione che mi hanno dato i miei genitori, e poi comunque quando vieni da una situazione poco felice hai sempre una certa ambizione, hai molta più fame rispetto a tanti altri. La mia positività, la mia speranza ora come ora è data anche da questo, è un motivo di rivalsa sociale. Poi magari può sembrare pure che sia troppo serio a volte per l’età che ho, però è proprio una questione di etica della responsabilità, lo sento come un dovere, capisci”.
Un ragazzo che ben conosce le difficoltà e problemi della sua famiglia, del quartiere, della sua città d’origine e della Campania: ecco perchè il suo pezzo di successo Nu juorno buon’ rivela non solo delle verità e delle forti speranze, ma un profondo sentimento di fiducia che solo chi vive l’esperienza del dolore e della sofferenza trova davvero il coraggio di scrivere e cantare.
rocco_hunt-900x655Non si aggrappa al successo del momento come fosse l’unico trofeo della vita! L’entusiasmo è tanto, e un diciannovenne come lui fa bene a godersi la festa, ma il fatto che abbia rifiutato di scrivere l’inno del Napoli chiestogli direttamente da Aurelio De Laurentis spiega davvero chi sia Rocco Hunt: “felice, anzi orgoglioso, della considerazione del presidente. Ci siamo sentiti al telefono, l’ho ringraziato dell’invito, poi gli ho spiegato le ragioni del mio inevitabile no. Non sono un tifoso, ho detto di no ad un invito simile della Salernitana, che però non era trapelato sui mass media. Un inno a ritmo di rap ci sta benissimo, l’idea è più che indovinata, ma lo deve scrivere un tifoso vero, penso a «Grazie Roma» di Antonello Venditti, come al Nino D’Angelo ragazzo della curva B. Io non sono ragazzo di nessun curva, non posso barare, pur essendo figlio di un maniaco del calcio, e in questo caso della Salernitana. È rimasto prima spiazzato, poi felicemente sorpreso dalla mia risposta. Sa che la squadra merita una canzone che accompagni e propizi le sue imprese; da uomo di spettacolo, prima ancora che di sport, ha intuito che la colonna sonora della meglio gioventù italiana, non solo campana, oggi è scandita dalle rime hip hop. E, bontà sua, aveva puntato su uno scugnizziello di Salerno, a cui avrebbe perdonato anche una presunta infedeltà sportiva. Ma è stato felice, mi ha detto, di scoprire la sincerità con cui, ringraziandolo per l’invito, rifiutavo un incarico di prestigio” (fonte Il Mattino).

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