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Venezia 71. Il Leopardi ironico e ribelle nel film di Martone “Il giovane favoloso”

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Passano in concorso alla 71sima Mostra del Cinema di Venezia gli altri due film italiani, “Il giovane favoloso” di Mario Martone, e “Hungry hearts” di Saverio Costanzo

Lido di Venezia – Forse il più atteso tra gli italiani in concorso, e visto il tema anche quello con più rischi. Mario Martone traspone in immagini la vita sofferta e ardente di Giacomo Leopardi nel suo  “Il giovane favoloso”, uno sguardo profondo nell’animo di uno degli intellettuali e poeti più celebri e sfaccettati della storia italiana, tanto malinconico e pessimista quanto ansioso di vivere un’esistenza oltre i confini della sua Recanati, per abbandonarsi alle passioni e ai desideri umani senza mai mettere da parte gli studi e la letteratura di cui il suo animo inquieto si nutriva.
Martone attinge all’insieme di scritti del poeta per raccontarci la storia di un uomo che riservò se stesso in ogni riga, ingiustamente ritratto come persona triste e afflitta dalla malattia, ma dipinto anzi nella sua personalità ironica e ribelle, ripercorrendone la vita, dall’eccessiva protezione paterna nella sconfinata biblioteca di famiglia, sino alle esperienze nell’alta società con il fido amico Antonio Ranieri. Proprio sull’amicizia con quest’ultimo insiste il film di Martone, che procede con stile contenuto, senza alcun eccessi, cedendo qua e là a qualche didascalisno di troppo (bello ascoltare le poesie,ma anche scontato) e sorprendendo soprattutto nella seconda parte, dove si narra del soggiorno di Leopardi a Napoli, con tanto di epidemia di colera e di eruzione del Vesuvio, sino alle rappresentazioni del pensiero “cosmico” del poeta. Elio Germano, che lo interpreta, si conferma attore versatile e convincente nelle vesti inquiete di Giacomo. Un film che ha riscosso un buon successo di critica e di pubblico e che potrebbe ambire a un premio finale.
Ansie di ben altra natura hanno invece occupato l’altro italiano in concorso, il quarto lavoro di Saverio Costanzo “Hunhry hearts”. Cuori affamati di vita e prima di tutto di cibo. Il film racconta infatti del percorso ossessivo disseminato di follia di una madre che, pur di non tradire la propria coscienza di vegana, decide di privare il proprio neonato della carne e delle proteine animali, provocandone la malnutrizione.
Costanzo riesce a trasmettere il senso di angoscia di cui la storia è intrisa, girando ancora una volta con tocco horror diverse sequenze e facendo di “Hungry hearts” una sorta di thriller sui rischi di un estremismo che diventa pericolosa ideologia, richiamando i vari fatti di cronaca che hanno visto protagonisti madri e figli, nonostante nell’ultima parte il film sembri funzionare meno. Ottima l’interpretazione di Alba Rorwacher che assieme a Germano si candida per la coppa Volpi alla migliore interpretazione.

Michele Menditto

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