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Piedimonte Matese. Al via il Festival dell’Erranza. L’intervista al direttore artistico Roberto Perrotti

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Si apre oggi pomeriggio (giovedì 11 settembre) la II edizione del Festival letterario intitolata La dimora e l’altrove. Location dei dibattiti culturali e degli spettacoli, il chiostro di San Domenico. Abbiamo rivolto alcune domande a Perrotti sul senso dell’errare e del restare

Di Emilia Parisi

Perché il Festival dell’Erranza nasce a Piedimonte Matese?
Perché io sono di Piedimonte; l’idea è quella di creare un luogo differente per stare insieme, una sorta di zona di sosta in cui sedersi e riflettere sul senso dell’erranza. Quest’anno vorrei che fosse chiaro che erranza non significa soltanto muoversi ma anche in qualche modo riflettere sulla propria condizione. Piedimonte per quanto mi riguarda è il simbolo di tutto questo, anche perché io non vivo a Piedimonte e rimane per me un luogo mitico. E poi la città offre una location abbastanza buona; in terzo ed ultimo luogo perché Piedimonte è molto legato ad Alife ed Alife è sulla via Francigena del Sud, anzi è una tappa della via Francigena del Sud. Ciò non toglie che un giorno potremmo decidere di spostare il Festival altrove.
festival dell'erranzaChe cosa si intende precisamente per erranza?
L’idea di fondo è che l’erranza non è assolutamente il viaggio, ma una condizione di vita. E’ il rapporto tra un disordine e un ordine  interiore e quindi è un’esperienza umana: è una parola estremamente affascinante, ma è anche estremamente temuta. La si cambia subito in viaggio, in esperienza; è invece un’esperienza profonda di ciò che accade sulla nostra via, ma la via non è quella che facciamo a piedi, la via è quella che si fa dentro. Ecco perché poi ci sono riscontri antropologici, religiosi e filosofici profondi. Se la si intende così riusciamo a capirci: essa non è equivalente di viandanza, equivalente di viaggio, di trascendenza, anche di cammino come lo si intende oggi. E’ qualcosa di molto più profondo.
Quali sono le prospettive future della Kermesse?
Cominciamo dalle prospettive di quest’anno che in questo momento è il nostro futuro. Abbiamo moltiplicato le presenze, le abbiamo triplicate dando un forte segnale di crescita. Ciò non significa che il numero di persone corrisponda necessariamente alla qualità. Abbiamo scelto persone che pensiamo siano giuste perché il nostro festival non vuole essere un festival che propone viaggiatori che hanno fatto grandi avventure, grandi scoperte, insomma le soglie del viaggio, ma  interessa soprattutto che ci siano persone che abbiano una grossa esperienza in questo campo sia nella ricerca sia nella pratica quotidiana e che possano riflettere insieme a noi.
Quali novità in particolare?
Ci saranno poi tante novità: installazioni, un’ape calessino con una libreria itinerante e abbiamo riconfermato la nostra libreria dell’erranza. Inoltre abbiamo una costante che ha permesso di modificare tutta questa situazione rispetto allo scorso anno, la costante è il nostro sponsor, che ancora una volta ci ha dato fiducia e credito, la Banca Capasso Antonio con l’intelligenza di Salvatore Capasso.
IMG_5842Perché in questa seconda edizione del Festival si riflette sulla relazione Dimora/Altrove?
Dopo la crisi antropologica del Passaggio della scorsa edizione, quest’anno ho scelto il tema del  proprio confine, quindi della dimora e ciò che si oppone a questo apparentemente, cioè i luoghi che non si conoscono e che in qualche modo si vedono come estranei. E’ la dinamica tra la sicurezza del confine della Dimora e l’incertezza ma anche il fascino dell’Altrove. Sono temi estremamente attuali, basta girarci intorno e vedere quello che succede a poche miglia da noi, quanta gente deve lasciare la propria dimora per affrontare un altrove a volte anche tragico. Speriamo che tutto questo possa finire in qualche modo, ma è nelle cose della vita. Noi quest’anno vorremmo affrontarlo ed è una grande scommessa. Vedremo se gli autori che ho invitato a trattare anche questo tema ce la faranno a darci qualche cosa di più, sviscerando questa tematica centrale.
Crescendo il festival avvicinerà sempre di più i giovani. Quali sono le idee a questo proposito?
Una delle idee di quest’anno è l’associazione dei termini erranza e restanza. Cioè lo stare in un luogo con giusti criteri. E’ importante fare attenzione a questi termini per i giovani di questa generazione che cercano di andare via o di stare male lì dove vivono. Cercare di comprendere anche il senso della restanza, cioè dare significato al restare è altrettanto importante. Si può stare fermi in un luogo, quindi restare nel proprio luogo e al tempo stesso errare, cioè avere una possibilità di conoscenza che dà l’erranza, quindi una conoscenza di senso, una conoscenza anche di se stessi. Si può stare in un piccolo centro come quello di Piedimonte, però riuscire a sviluppare in qualche modo una propria riflessione sulla propria condizione, sulla propria coscienza. Spero che il festival possa almeno fare questo da un punto di vista pedagogico.

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